‘Quid ergo? non erit aliquis qui sapienti facere temptet iniuriam?’ Temptabit, sed non peruenturam ad eum; maiore enim interuallo a contactu inferiorum abductus est quam ut ulla uis noxia usque ad illum uires suas perferat. Etiam cum potentes, et imperio editi et consensu seruientium ualidi, nocere intendent, tam citra sapientiam omnes eorum impetus deficient quam quae neruo tormentisue in altum exprimuntur, cum extra uisum exilierint, citra caelum tamen flectuntur. 2. Quid? tu putas tum, cum stolidus ille rex multitudine telorum diem obscuraret, ullam sagittam in solem incidisse aut demissis in profundum catenis Neptunum potuisse contingi? Vt caelestia humanas manus effugiunt et ab his qui templa diruunt ac simulacra conflant nihil diuinitati nocetur, ita quidquid fit in sapientem proterue, petulanter, superbe, frustra temptatur. 3. ‘At satius erat neminem esse qui facere uellet.’ Rem difficilem optas humano generi, innocentiam; et non fieri eorum interest qui facturi sunt, non eius qui pati ne si fiat quidem potest. Immo nescio an magis uires sapientiae ostendat tranquillitas inter lacessentia, sicut maximum argumentum est imperatoris armis uirisque pollentis tuta securitas in hostium terra.
Versione tradotta
perchè dunque? non ci sarà qualcuno che tenterà di offendere il saggio? Tenterà, ma non arriverà a quello, infatti con un maggior intervallo è condotto dal contatto degli inferiori che nessun fastidio esterno si estende fino alle sue azioni. Quando i potenti della terra, quando l' autorità più alta, forte di l' unanimità d' un popolo d' schiavi, tenterebbero di portargli danno, tutti i loro sforzi scadrebbero a suoi piedi, come i proiettili cacciati nelle arie da l'arco o il baliste si protendono a perdita di vista per ricadere bene al di qua del cielo. Cosa?tu pensi, oscurando quel re (stolidus) il giorno con la moltitudine di frecce, che una sola ha toccato il sole; o che delle sue catene gettate nel mare abbiano potuto sfiorar Nettuno? Gli esseri celesti sfuggono alle mani degli uomini; chi rade i tempi o getta al crogiolo le loro statue non fa torto nullo alla divinità: di stesso tutto ciò che l' audace, l' arroganza e l' orgoglio tenta contro il saggio, rimane senza effetto. Ma sarebbe meglio che nessuno volesse insultarlo. Desideri alla razza umana una virtù difficile, costumi inoffensivi. Che l' ingiuria non abbia più luogo. C'è l' interesse di quello che l' avrebbe fatto, e non di l' uomo che, nè era l' oggetto, non può soffrirne. Non so anche se il saggio non mostra più chiaramente la sua forza con la sua calma nell'ambito delle tempeste, poiché il generale non prova meglio mai la superiorità delle sue armi e delle sue truppe e si giudica in sicurezza stessa sul suolo ostile.
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