Confronto fra Manzoni e Verga: saggio breve svolto
Il romanzo, genere letterario sviluppatosi a partire dal ‘600, si afferma soprattutto nel corso dell’Ottocento.
In particolar modo, nell’800, il romanzo assume una nuova connotazione: diviene romanzo storico. Grazie ad Alessandro Manzoni il nuovo genere letterario si diffonde in Italia, e con i Promessi Sposi, lo scrittore rappresenterà un punto fermo di tutta la letteratura italiana.
Partendo da una verità storica, da un contesto sociale, politico ed economico ben delineato, Manzoni sviluppa una vicenda, prendendo in considerazione personaggi non illustri che nei loro tratti potrebbero realmente rappresentare uomini vissuti in quel ben determinato periodo storico.
Nella seconda metà del secolo, con la diffusione del naturalismo francese, in Italia si sviluppa una nuova corrente letteraria: il Verismo. Figlio di tale corrente, Giovanni Verga, con i suoi Malavoglia si ispira al realismo romantico di Manzoni (che considera suo maestro), pur distaccandosi dallo stesso per alcuni aspetti.
Il romanzo realista di Verga non parte da alcuna cornice storica, entra direttamente nella vicenda e lascia che i personaggi si facciano conoscere tramite i propri pensieri e aspirazioni, senza l’intervento dell’autore. Essi sono fotografati e descritti nello stesso modo in cui si mostrano. Il narratore è completamente esterno alla vicenda e si contrappone al narratore onnisciente de i Promessi Sposi. Infatti, Manzoni, quando passa dall’introduzione del romanzo alla vera e propria narrazione, abbandona la lingua secentesca (usata come espediente di una lingua nella quale è stato scritto in manoscritto ritrovato da Manzoni), ed entra personalmente nella storia, esprimendo giudizi sui personaggi e rendendosi visibile al lettore. Nei Malavoglia, invece, ovviamente traspare l’ideologia verghiana, ma non viene mai espressa apertamente.
Entrambi i romanzi, come entrambi gli scrittori, risentono di una forma di pessimismo che, in Manzoni si esprime nella presenza catartica del male, come purificazione e necessità per giungere al bene; in Verga è rappresentato dall’ideale dell’ostrica, la teoria secondo cui ciascuno è legato al proprio ambiente e alla propria condizione sociale, ma cercando di migliorare, non può che peggiorare la propria condizione, diventando irrimediabilmente un vinto.
Se in Manzoni la vicenda ha comunque un lieto fine, nonostante una serie di sventurati avvenimenti (nonostante tutto alla fine Renzo e Lucia si sposano), in Verga coloro che hanno osato staccarsi dal proprio scoglio, sono diventati dei vinti.
Dal punto di vista linguistico, Manzoni opta per il fiorentino parlato dai colti, scelta apprezzata da Verga che però predilige la lingua dei siciliani colti, caratterizzandosi così come lingua borghese la prima, lingua popolare la seconda.
Allo scopo di rendere più realistica la propria narrazione, Verga sceglie il discorso indiretto libero, una tecnica narrativa che gli consente di identificarsi con i personaggi e di non trovarsi nella condizione di fare parlare una lingua troppo elevata a personaggi di scarsa levatura culturale, tale espediente non lo si trova in Manzoni, che lascia sulla bocca di umili personaggi, espressioni che non possono essere loro.
Dunque i Malavoglia e i Promessi Sposi sono frutto dello stesso clima culturale tipico di tutto l’800, ma presentano aspetti diversi. Gli autori, influenzati in maniera differente, Manzoni soprattutto dal provvidenzialismo romantico e dal cristianesimo, e Verga dal positivismo e dal pessimismo verista, regalano alla letteratura italiana romanzi diversi, ma dello stesso peso culturale.
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