I motivi di novità della sensibilità religiosa di A. Fogazzaro
Antonio Fogazzaro, pur utilizzando forme narrative tipicamente ottocentesche, vicine addirittura alla letteratura d’appendice (quali la narrazione ricca di intreccio e di azione, di cambi di ambientazione, di tensioni e scioglimenti, di descrizioni ambientali e paesaggistiche connotate psicologicamente… fino all’uso di conclusione drammatiche e ad effetto ) si indirizza consapevolmente verso il romanzo psicologico, rinnegando il naturalismo ed il verismo.
Fogazzaro indubbiamente orienta la sua narrazione verso lo scandaglio delle profondità psicologiche del singolo, verso l’esame delle più intime contraddizioni della sua personalità, ondeggiante tra la logica rassicurante del passato ( “il piccolo mondo antico” idealizzato ) e l’inquietudine del presente. E’ tanto abilmente costruito il racconto, in obbedienza al gusto di un pubblico-medio ancora legato ad una morale ottocentesca ed abituato ai drammi borghesi, che spesso il senso di novità della sua opera è difficilmente rintracciabile ad uno sguardo disattento. Occorre meglio storicizzare, pensando a quale clima culturale si era creato in Italia nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, non escludendo puntualizzazioni sulla cultura veneta del tempo (Fogazzaro nacque a Vicenza), cioè su quel regionalismo, che è una prospettiva interessante per affrontare l’esame di tutta la cultura italiana.
Antonio Fogazzaro appartiene alla cultura veneta del secondo Ottocento, che vede in Giacomo Zanella una delle sue espressioni più sintomatiche. Venezia, entrata a far parte del Regno d’Italia dal 1866, ormai incapace di far sentire la sua centralità sul resto della regione ed impegnata in un improbabile recupero dell’antico ruolo egemonico nel Mediterraneo, appare all’immaginario degli scrittori decadenti (Mann in testa) come allegoria del disfacimento di una bellezza solare.
La preponderanza cattolica nella cultura e nella società veneta si spiega con la puntuale adesione del clero ai regimi che via via si susseguono nella regione, mentre esso si pone come mediatore di ogni trasformazione troppo radicale, rapida e violenta. Così all’interno Veneto entrato del Regno d’Italia è importante la funzione del cattolico-liberale Giacomo Zanella, maestro di Fogazzaro, insegnante a Vicenza e rettore dell’ateneo di Padova, poeta aperto ai temi sociali più scottanti ( quali il lavoro operaio, la povertà, la funzione della nuova scienza…) confidente e consigliere di politici, industriali e filantropi, impegnati a fronteggiare le prime questioni sociali del nascente industrialismo ( industria tessile nel vicentino e a Valdagno ) ed a bloccare ogni fermento socialista.
Fogazzaro appare largamente impregnato di questa cultura e molte delle sue opere teoriche si inseriranno organicamente nel quadro di obiettivi moralizzatori della società, neutralizzando le suggestioni del pensiero materialistico e coniugando progresso scientifico e fede cristiana in una sintesi originale.
Fogazzaro si prepara a lungo alla narrativa – scrivendo opere di carattere teorico – e vi giunge solo a quarant’anni dopo una lunga accumulazione culturale ed un approfondimento minuzioso della propria psicologia.
Egli era nato a Vicenza nel 1842 ed era stato educato al liceo di Vicenza da quel Giacomo Zanella di cui si è detto, dal quale mutua gli orientamenti artistici e culturali di fondo. Frequenta a Milano Arrigo Boito, legato alla Scapigliatura, e tiene un diario minuzioso , nel quale insieme alla moglie Margherita Valmarana, registra le impressioni sulla vita dei figli. Nel 1872 pubblica un importante saggio, “Dell’avvenire del romanzo in Italia” e, nel 1874, il poemetto “Miranda”. Solo nel 1881 apparirà “Malombra“, il primo dei maggiori romanzi. In ritardo Fogazzaro riflette sulle sue autentiche motivazioni di scrittore e si decide per il romanzo, come scelta espressiva di fondo, in quanto ritiene che proprio da questo genere letterario risieda una funzione importante della nuova cultura.
“Il romanzo è l’espressione prevalente del sentimento poetico del nostro tempo (…) non il romanzo realista, rappresentazione del vero senza scelta e senza idee (…)negazione dell’arte, parto di cervelli impotenti in traccia di originalità. (…)e nemmeno il romanzo storico, che si confà meno degli altri all’indole del tempo che ami gli si parli di lui (…) Il migliore romanzo storico è il romanzo contemporaneo da cui i nostri posteri trarranno colla sana critica , molti e gravi elementi nel giudizio su di noi”.
” Mentre lo scienziato studia con ardore la cellula embrionale che dal fondo dell’oceano gli promette il segreto degli organismi viventi, il pensatore studia con calma come sovra alti flutti si comporti l’anima umana, magno deprehensa navis in mari, vesaniente vento. Il suo studio non è meno alto, e coloro i quali, non riconoscendo i nuovi orizzonti, si domandano dove siamo e dove ci portano le correnti, meglio forse che dagli annuari della scienza e dai pazienti lavori di statistica possono apprenderlo dalle pagine attraenti in cui un robusto ingegno riproduce i suoi contemporanei e se stesso ; in cui l’osservazione psicologica, negletta o respinta dalla scienza, ritorna come un bisogno imperioso dello spirito umano”.
Altrove Fogazzaro precisa ulteriormente la direzione della ricerca e dello studio, che lo porta alla definizione dei caratteri dei personaggi: “L’esame profondo di se stesso e dell’oscuro dramma che le passioni ed i casi svolgono nel mistero di ogni anima, l’esame acuto di coloro tra i quali vive basteranno a fornirgli la parte più difficile della scienza”
Infine in un appunto di diario a “Malombra” afferma:
“Nell’anima di ciascuno di noi sono in germe tutte le passioni, gli amori, gli odi, le invidie, le malvagità, gli slanci generosi, le cupidigie, le viltà, gli eroismi , le follie che muovono qualunque altra anima umana. Chi è capace dell’osservazione interna ed ha qualche fantasia, qualche acume può rappresentarsi con tutta vivezza, studiare come dal vero in se stesso i movimenti delle azioni altrui.Intelleges quae sunt proximi tui ex te ipso”.
La prospettiva di analisi si restringe all’unità-individuo, che Fogazzaro considera del resto pienamente rappresentativa della totalità umana. Egli si rivolge all’interiorità, fino a scandagliare profondità psicologiche poco decifrabili e limpide, presentendo l’attività dell’inconscio. Oppure evidenzia nascoste corrispondenze tra il mondo della natura e la vita intima del personaggio (riprendendo alcune tematiche del romanticismo nordico, aderendo alle suggestioni dell’occultismo, dello spiritismo, delle religioni orientali e producendo immagini intrise di sensualità oscura e notturna come Marina di Malombra o Leila).
Ma, d’altro canto, le sue prove narrative mature, da “Piccolo mondo antico” in poi, per intenderci, si misurano sull’aderenza a valori morali più fermi – o comunque tenacemente richiamati e perseguiti – che fanno capo al mondo della memoria, al positivo mondo ottocentesco della Valsolda, ove Franco e Luisa Maironi, i genitori di Piero Maironi ( protagonista di “Piccolo mondo moderno” e de “Il santo”) hanno operato tanto nobilmente. Il senso della giustizia e la fede cristiana operosa ed attiva, la valorizzazione della povertà e dell’umiltà, l’impegno per un rinnovamento della vita politica dello stato e per una trasformazione della Chiesa (la sua difesa del modernismo): questi sono gli ideali che Fogazzaro tende a far emergere nei suoi personaggi e che attualizzano gli sforzi risorgimentali della sua generazione.
Tuttavia l’assunzione definitiva di scelte e piani di vita non è mai pacificamente raggiunta dall’alto di una superiore coerenza di intenti e lucidità di orientamenti, quanto piuttosto appare frutto di drammatici drammi interiori, di lotte intense con gli istinti e con il mondo esterno.
In particolare nei personaggi fogazzariani emerge un violento contrasto tra una sensualità impetuosa, seppur tenacemente tenuta a freno, ed una spiritualità altrettanto tenacemente ricercata, che alfine si realizza in scelte religiose o politiche radicali ed estreme.
Nella prefazione di un saggio “Ascensioni umane” (1899) dove Fogazzaro cerca di conciliare i principi della nuova scienza (positivismo e darwinismo) con quelli della fede, così si esprime parlando delle finalità dell’arte: ” la possibile conciliazione tra l’evoluzione naturale e la fede illiumina le ragioni dell’arte pura e fiera, dell’arte che promuove una ulteriore ascensione umana, combattendo tutte le animalità che ci ritardano ancora “. Insomma l’arte, ed in particolare il romanzo, ha per il nostro autore una funzione preminente nell’evoluzione della specie, proprio nell’affermare potentemente gli elementi spirituali dell’uomo. E’ lo spiritualismo l’orientamento ideologico dominante , che collega la ricerca culturale dello scrittore alla sua produzione narrativa. Si tratterà di isolare, all’interno di un’ estetica e di una morale, ancora ottocentesche, condivise in molti punti da Fogazzaro – Manzoni, Prati, Aleardi, Tommaseo, Zanella, perfino Carducci…- quegli spunti inediti di sensibilità decadente che connotano il percorso dell’ispirazione e della creazione di personaggi in sostanza moderni ed adatti ad un pubblico moderno.
Una cultura regionale sostanzialmente statica e conservatrice, si apre faticosamente – e superficialmente – alle suggestioni del pensiero europeo. Tenta un’ improbabile conciliazione, fatta di nebulose teorizzazioni artistiche e di incerte proposte politico-religiose, e contemporaneamente nasce , dal contatto insistito con un milieu aristocratico ed alto borghese, una miscela di ambizioni e di tensioni irrisolte, di estetismo insoddisfatto e di pulsioni inconfessate, di vago desiderio di rivolta contro il perbenismo di una provincia meschina e ristretta. Il tutto alimenta i drammi dei personaggi di Fogazzaro nella parabola del “superuomo cristiano”: Piero Maironi.
Il santo ( 1905 )
Il romanzo fu pubblicato a Milano nel 1905. Occupa il terzo posto nella tetralogia di romanzi che comincia con Piccolo mondo antico, continua con Piccolo mondo moderno e si compie con Leila. Il protagonista è Piero Maironi di Piccolo mondo moderno, diventato giardiniere in un convento di Subiaco, sotto il nome di Benedetto, ed entrato in fama di santità. Nell’intenzione del suo autore, Benedetto avrebbe dovuto offrirsi esempio d’una tendenza riformatrice con carattere mistico; in effetti, trattasi di un riformatore religioso, di un santo dotto, il quale arriva per misteriose vie, quasi per volontà soprannaturale, a trovarsi a faccia a faccia col Pontefice, e a denunciare gli spiriti di menzogna, di dominazione, di avarizia, di immobilità della Chiesa, affrontando persino la questione politica dei rapporti fra il Quirinale e la Cattedra pontificia.
Venuta meno l’attualità dei contrasti che dovevano dare risonanza mondiale al romanzo, preteso esponente delle tendenze moderniste, l’interesse pel lettore odierno resta quello che si lega alle pagine di paesaggio, veramente bellissime, tra le più ricche di tono spirituale, e a quelle in cui la passione di Piero Maironi per Jeanne Dessalle continua, come già in Piccolo mondo moderno, come tentazione, in forma tanto più tormentosa quanto più repressa. Estenuato dai rigori ascetici impostisi, Benedetto muore, e il suo ultimo respiro è raccolto da Jeanne, ch’egli s’illude ricondotta, per lui, alla fede.
Il libro veniva condannato dalla Congregazione dell’Indice il 5 aprile 1906, mentre fervevano intorno a esso le polemiche e apparivano o stavano per apparire traduzioni in tutte le lingue. Il suo autore si sottometteva, rendendo pubblica la sua decisione con una lettera al marchese Crispolti pubblicata dall'”Avvenire d’Italia” del 21 aprile. Ne nasceva un caso di pretesa incompatibilità tra l’atto di ossequio alla Santa Sede e la permanenza del Fogazzaro nel Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: onde polemiche giornalistiche e fin dimostrazioni di studenti, con eco clamorosa alla Camera dei deputati (15 giugno). Si ebbe infine l’autodifesa del Fogazzaro, da una tribuna mondiale, cioè la conferenza Le idee religiose di Giovanni Selva [Les idées religieuses de Giovanni Selva], tenuta a Parigi la sera del 18 gennaio 1907, all'”Ècole des Hautes Études Sociales”. Tutte cose che contribuirono a far del Santo uno dei più grandi successi librari: esiste una traduzione perfino in caratteri ideografici. Fonti del pensiero del Santo si sogliono considerare il Rosmini, il Lambruschini, il Tyrrell, il Towianscki.
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