Il mondo si è senza dubbio evoluto dai tempi delle guerre religiose, delle streghe bruciate sul rogo, delle eresie, ma sapere che delle persone sono morte, semplicemente per delle stupide vignette satiriche mi fa pensare che, se i tempi e le tecnologie hanno fatto passi da gigante, l’uomo in fondo resta sempre quello “della pietra e della fionda”.
L’Islam è una religione diversa dal Cristianesimo o, forse, sarebbe più corretto dire che gli islamici hanno un senso religioso molto più profondo del nostro. Ogni bambino islamico nasce e cresce all’insegna dei valori propri religiosi della sua fede; nessuno ha mai provato a mettere in discussione l’esistenza di Allah o della sua parola. Per la maggior parte della popolazione la fede è una dei pochi se non addirittura l’unico punto fermo, la più grande certezza. Per molti cristiani, invece, la fede si riduce alla messa di Pasqua e di Natale. La presenza della religione nella nostra vita è integrante in quanto storia, in quanto istituzione; un punto fermo che soddisfa il nostro bisogno di credere in qualcosa, ma non si può paragonare alla fede islamica. Essa è il fattore in funzione del quale l’islamico costruisce la propria vita e la vive.
Il che è sicuramente una cosa ammirevole, ma senza le esagerazioni tipiche delle religione mediorientali.
Nessuna fede giustifica l’uccisione di un uomo, il bruciare una chiesa, lo scatenare un assalto ad un’ambasciata in nome del proprio Dio. Sono azioni profondamente sbagliate soprattutto dal punto di vista morale oltre che primitive.
Le diverse religioni sono una realtà dovuta all’evoluzione della storia; diversità che è giusto che ci siano.
La religione, qualunque essa sia, ha il compito di tracciare la linea di separazione tra ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Se l’Islam, come è giusto che sia, desidera e pretende rispetto per la propria fede, l’unico mezzo che ha per ottenerlo è un dialogo, quel dialogo costruttivo che suscita un rispetto scaturito non dalla paura, o dal desiderio di sedare rivolte o manifestazioni violente, bensì da ammirazione e comprensione.
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