La fama delle imprese dipende da poeti e scrittori - Studentville

La fama delle imprese dipende da poeti e scrittori

Atheniensium res gestae, sicuti ego aestumo, satis amplae magnificaeque fuere, verum aliquanto minores tamen quam fama feruntur. Sed quia provenere ibi scriptorum magna ingenia, per terrarum orbem Atheniensium facta pro maxumis celebrantur. Ita eorum qui fecere virtus tanta habetur, quantum eam verbis potuere extollere praeclara ingenia. At populo Romano numquam ea copia fuit, quia prudentissumus quisque maxume negotiosus erat, ingenium nemo sine corpore exercebat, optumus quisque facere quam dicere, sua ab aliis bene facta laudari quam ipse aliorum narrare, malebat. Igitur domi militiaeque boni mores colebantur; concordia maxuma, minima avaritia erat. Ius bonumque apud eos non legibus magis quam natura valebat. Iurgia, discordia, simultates cum hostibus exercebant, cives cum civibus de virtute certabant. In suppliciis deorum magnifici, domi parci, in amicos fideles erant. Duabus his artibus, audacia in bello, ubi pax evenerat aequitate, seque rem publicam curabant.

Versione tradotta

Le imprese degli Ateniesi, come io credo, furono sufficientemente famose e grandi, ma qualche volte quanto meno importanti, tuttavia, di quanto siano tramandate dalla fama. Ma poiché allora fiorirono scrittori di grande ingegno, celebrarono per il mondo le imprese degli Ateniesi come se fossero le più grandi. Così il valore di coloro che le compirono è tanto grande quanto le menti illustri con le loro parole poterono esaltarlo. Ma il popolo romano non ebbe mai una simile abbondanza di scrittori, poiché i più assennati erano propensi soprattutto alle azioni, nessuno teneva in esercizio l’ingegno senza il corpo, i migliori preferivano agire anziché parlare, che le loro imprese fossero lodate da altri invece che raccontarle essi stessi. In pace e in guerra dunque si coltivavano i buoni costumi; la concordia era massima, l’avidità minima. Il buon diritto presso di loro aveva vigore non grazie alle leggi, ma per natura. Le contese, la discordia, l’odio per i nemici li tenevano in esercizio, i cittadini gareggiavano con cittadini in fatto di valore. Erano sontuosi nelle grandi preghiere agli dei, modesti a casa, leali agli amici. Con questi due strumenti, il coraggio in guerra, dove la pace avveniva con giustizia, avevano cura di sé e dello stato.

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