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La formazione culturale

La formazione di Weber.

Il lavoro di Max Weber, che per alcuni aspetti sembra doversi collocare al di fuori dello storicismo come movimento filosofico, per altri rappresenta senz’ombra di dubbio il risultato più fecondo e duraturo scaturito dalla discussione delle sue problematiche. Dedicatosi prevalentemente a studi di economia e scienze sociali, soltanto negli ultimi anni della sua vita Weber si volse a considerare alcune implicazioni filosofiche dei sui lavori: tanto i suoi studi specifici quanto le sue riflessioni metodologiche si sono rivelati in seguito di grande rilievo non solo nel campo di discipline da lui professionalmente coltivate, ma anche nel dibattito filosofico contemporaneo, dall’etica alla gnoseologia e alla filosofia politica. Max Weber nacque a Erfurt nel 1864, figlio di un uomo politico, deputato del partito nazional- popolare, nella cui casa di Berlino si riunivano alcuni dei più noti esponenti della cultura tedesca. Condusse i suoi studi, secondo il costume del tempo, in diverse università  (Heidelberg, Berlino, Gottinga e poi ancora Berlino); dopo l’abilitazione, insegnò a Friburgo e, dal 1895, ad Hidelberg, dove la sua casa col tempo diventerà  un grande cenacolo di intellettuali, da Treeltsch a Simmel, da Jaspers a Sombart a Bloch e Lukà cs. Ma il brillante inizio della carriera accademica fu interrotto da una grave crisi nervosa, nel 1897, che costrinse Weber a lasciare l’insegnamento e le ricerche per alcuni anni. Gli studi ai quali Weber si era dedicato fino allora sono riconducibili a due filosofie principali: lo studio della storia economico-sociale del Medioevo e dell’Antichità  e la ricerca sulle condizioni di vita dei contadini tedeschi a est dell’Elba, alla quale si era volto nell’ambito dell’attività  del Circolo di politica sociale, della quale era membro. Egli tornò al lavoro nel 1901, rinunciando all’ insegnamento universitario, e negli anni successivi furono pubblicati gli studi metodologici, i principali dei quali sono tradotti in italiano col titolo Il metodo delle scienze storico-sociali, e i famosissimi lavori sullo spirito del capitalismo e il suo rapporto con l’etica protestante. Nel 1904 diventò condirettore della rivista “Archiv fùr Sozialwissenschaft und Sozialpolitik”, nella quale pubblicò la maggior parte dei suoi studi e che diventò una delle più prestigiose riviste di scienze sociali. In questi stessi anni prese forma il problema centrale ( storiografico e sociologico) di Weber, quello del processo di razionalizzazione della società  moderna. Tra il 1910 e la fine della guerra mondiale attese alla composizione dei saggi e dei materiali che costituiranno le grandi opere, incompiute o pubblicate postume, sull’ Etica economica delle religioni universali, su Economia e società , sulla Storia economica. Gli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra videro Weber impegnato sul piano dell’attività  politica diretta, attraverso la collaborazione alla “Frankfurter Zeitung”, dove, sebbene approvasse le ragioni ideali e politiche della guerra, egli prese posizione contro la politica ufficiale del Reich, e soprattutto con la partecipazione alla commissione d’armistizio e in seguito all’elaborazione della costituzione repubblicana di Weimar. Nel 1918 ritornò all’insegnamento; morì a Monaco nel 1920. I suoi ultimi scritti di rilievo sono il saggio Parlamento e governo nel nuovo ordinamento della Germania e le due conferenze su Scienza come professione e politica come professione.

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