Formica et musca contendebant acriter,
quae pluris esset. Musca sic coepit prior:
“Conferre nostris tu potes te laudibus?
Moror inter aras, templa perlustro deum;
ubi immolatur, exta praegusto omnia;
in capite regis sedeo cum visum est mihi,
et matronarum casta delibo oscula;
laboro nihil atque optimis rebus fruor.
Quid horum simile tibi contingit, rustica?”
“Est gloriosus sane convictus deum,
sed illi qui invitatur, non qui invisus est.
Aras frequentas? Nempe abigeris quom venis.
Reges commemoras et matronarum oscula?
Super etiam iactas tegere quod debet pudor.
Nihil laboras? Ideo, cum opus est, nihil habes.
Ego grana in hiemem cum studiose congero,
te circa murum pasci video stercore;
mori contractam cum te cogunt frigora,
me copiosa recipit incolumem domus.
Aestate me lacessis; cum bruma est siles.
Satis profecto rettudi superbiam.”
Fabella talis hominum discernit notas,
eorum qui se falsis ornant laudibus,
et quorum virtus exhibet solidum decus.
Versione tradotta
Una formica ed una mosca disputavano energicamente
su chi (fra loro) valesse di più. La mosca iniziò per prima così:
"Puoi tu accostare il mio valore al tuo?
Io mi fermo fra gli altari, visito i tempi degli dei;
quando si fa un sacrificio assaggio per prima tutte le viscere;
siedo sulla testa del re quando mi pare,
e assaggio i casti baci delle matrone;
Non lavoro per niente e fruisco delle cose migliori.
Ti capita mai qualcosa simile a queste cose, o campagnola?"
"La convivenza con gli dei è certamente motivo di gloria,
ma lo è per chi viene invitato, non per chi viene rifiutato.
Visiti abitualmente gli altari? Sì, certo, ma vieni cacciata non appena vi arrivi.
Menzioni i re e i baci delle matrone?
Ostenti anche oltre ciò che il pudore deve (invece) nascondere.
Non lavori affatto? Perciò, quando ne hai bisogno, non hai niente.
Io quando accumulo con diligenza il grano per l'inverno
ti vedo nelle vicinanze di un muro che ti nutri di escrementi;
quando il freddo ti costringe a rattrappirti e a morire
una casa ben fornita mi accoglie incolume.
In estate mi provochi; quando invece è inverno taci.
Senza dubbio ho rintuzzato abbastanza la tua superbia."
Tale favoletta distingue i tipi di uomini,
quelli che si decorano di falsi meriti
e quelli la cui virtù rivela un vero decoro.
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