Num igitur negabitur deformem Pyrrhi pacem caecus .ille Appius dicendi viribus
diremisse? aut non divina M. TulIi eloquentia et contra leges agrarias popularis fuit et Catilinae fregit audaciam et
supplicationes, qui maximus honor victoribus bello ducibus datur, in toga meruit? Nonne perterritos militum animos frequenter
a metu revocat oratio et tot pugnandi pericula ineuntibus laudem vita potiorem esse persuada? Neque vero me Lacedaemonii atque
Athenienses magià moverint quam populus Romanus, apud quem summa semper orationibus dignitas fuit. Equidem nec urbium
conditores reor aliter effecturo~ fuìsse ut vaga ìlla multitudo coiret in populos, nisi docta voce commota; nec legum
repertores sine summa vi orandi consecutos, ut se ipsi homines ad servitutern iuris astringerent. Quin ipsa vitae praecepta,
etiamsi natura sunt honesta, phìs tamen ad formandas mentes valent, quotiens pulchritudinem rerum claritas orationis ilIuminat.
Quare, etiamsi in utramque partem valent arma facundiae, non est tamen aequum id haberi maIum, quo bene uti licet.
Versione tradotta
Si negherà forse che il famoso Appio cieco abbia fatto rifiutare, con la
forza della sua eloquenza, la vergognosa pace con Pirro? o non fu divina leloquenza di Cicerone e popolare anche contro le
leggi agrarie e non spezzò la sfrontatezza di Catilina e meritò in tempo di pace le suppliche, onore grandissimo attribuito
solo ai duci vincitori in guerra? Forse che larringa spesso non allontana il timore dagli animi atterriti dei soldati e fa
ritenere a coloro che si preparano ad affrontare i tanti pericoli del combattimento che la lode è preferibile alla vita? Nè
invero gli Spartani e gli Ateniesi mi ecciteranno più del popolo romano, presso il quale è stata sempre grandissima la stima
per gli oratori. Invero credo che nè i fondatori delle città avrebbero potuto fare in modo che una turba vagante, se non spinta
da una voce eloquente, si riunisse sì da formare un popolo, nè i legislatori, senza una meravigliosa eloquenza, avrebbero
ottenuto che gli uomini da soli accettassero il dominio della legge. Anzi gli stessi precetti della vita, anche se sono onesti
per natura, valgono di più a formare le menti tutte le volte che la chiarezza dellorazione illumina la bellezza degli
argomenti. Perciò; anche se le armi della facondia valgono per una cosa ed il suo opposto, non è tuttavia giusto ritenere un
male ciò di cui è lecito fare buon uso.
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