Caesare auctore, bellum civile exsecrandum et lacrimabile ortum est, quo, praeter calamitates, quae in proeliis acciderunt, etiam populi Romani fortuna mutata est. Caesar enim, rediens ex Gallia victor, coepit poscere alterum consulatum atque ita ut ei deferretur sine ulla dubitatione. Marcellus consul, Pompeius, Cato ei obstiterunt et senatus iussit eum, dimissis exercitibus, Romam redire. Sed Caesar senatu parere noluit et Arimino, ubi milites congregatos habebat, arma contra patriam intulit. Cum omnibus constaret Caesaris milites validissimos et fortissimos esse, consules cum Pompeio senatusque omnis atque universa nobilitas Roma fugerunt et in Graeciam transierunt ad bellum parandum. Nam apud Epirum, Macedoniam, Achaiam, Pompeio duce, senatu magnas copias contrahere coepit. Caesar, vacuam urbem ingressus, dictatorem se fecit; inde in Hispaniam contendit, ubi tres Pompei exercitus superavit. Cum postea in Graeciam transisset, adversus Pompeium dimicavit; primo proelio victus et fugatus est, tamen evasit, quia, nocte interveniente, Pompeius sequi noluit. Caesar eius consilium reprehendit: «Pompeius – inquit – fortis vir bonusque imperator est, sed vincere nescit». Deinde in Thessalia apud Pharsalum pugnatum est: Pompeius victus fugatusque in Aegyptum contendit, a rege Ptolemaeo auxilia petitum.
Versione tradotta
Sotto la spinta di Cesare, sorse una guerra civile degna di riprovazione e straziante, a causa della quale, oltre alle calamità che capitarono durante le battaglie, fu mutata anche la sorte del popolo Romano. Cesare infatti, tornando vincitore dalla Gallia, cominciò a chiedere un secondo consolato, e in una maniera tale che gli fu concesso senza alcun dubbio. Il console Marcello, Pompeo e Catone gli si opposero e il senato ordinò che lui, congedati gli eserciti, tornasse a Roma. Ma Cesare non volle obbedire al senato e a Rimini, dove aveva i soldati riuniti, portò le armi contro la patria. Essendo a tutti noto che i soldati di Cesare erano validissimi e valorosissimi, i consoli con Pompeo e tutto il senato e l'intera nobiltà fuggirono da Roma e si spostarono in Grecia per preparare la guerra. Infatti presso l'Epiro, la Macedonia, l'Acaia, sotto la guida di Pompeo il senato cominciò ad arruolare grandi truppe. Cesare, entrato nella città vuota, si nominò dittatore; da lì di diresse nell'Ispania, dove sconfisse i tre eserciti di Pompeo. Quando poi si recò in Grecia, combatté contro Pompeo; nella prima battaglia fu vinto e messo in fuga, tuttavia riuscì a salvarsi, perché, sopraggiungendo la notte, Pompeo non volle inseguirlo. Cesare rimproverò la sua decisione: «Pompeo - disse - è un uomo forte e un buon generale, ma non sa vincere». Infine si combatté in Tessaglia, presso Farsalo: Pompeo vinto e messo in fuga si recò in Egitto, a chiedere rinforzi al re Tolemeo.
- Letteratura Latina
- Maiorum Lingua B
- Versioni dai Libri di Esercizi