La lista di Schindler è un romanzo scritto da Thomas Keneally, autore australiano, nel 1982 e pubblicato in Italia nel 1994 da Frassinelli e poi passato nel catalogo di Sperling & Kupfer. La traduzione è di Marisa Castino. Dal libro Steven Spielberg ha tratto il film Schindler’s List nel 1993 con Liam Neeson, Ben Kingsley e Ralph Fiennes.
La lista di Schindler racconta la storia di Oskar Schindler (1908-1974), industriale membro del Partito Nazista, che durante la seconda guerra mondiale mise in salvo oltre mille ebrei dai campi di concentramento in Polonia e Germania. Ritenuto da molti un collaborazionista, Schindler sottrasse uomini, donne e bambini ebrei allo sterminio nazista, trasferendoli dai lager ai suoi campi di lavoro in Polonia e in Cecoslovacchia, dove si produceva materiale bellico. Così, fornendo armi al governo tedesco e versando enormi somme di denaro, Schindler salvò migliaia di persone. Questo è l’incipit del romanzo:
Nel cuore dell’autunno polacco un giovane alto, con un costoso cappotto e uno smoking a doppio petto, sul cui risvolto spiccava una grande svastica d’oro su smalto nero, uscì da un palazzo signorile della via Straszewskiego, ai margini del centro storico di Cracovia. Vide subito il suo autista che lo aspettava, emettendo sbuffi di fiato condensato, presso la porta aperta di una enorme limousine Adler, che sfavillava nonostante il buio in cui era immersa.
«Attento al marciapiede, Herr Schindler», disse l’autista. «È ghiacciato come il cuore di una vedova.»
La storia di Oskar Schindler sarebbe caduta nel dimenticatoio se lo scrittore Thomas Keneally non avesse incontrato Leopold Pfefferberg (detto Poldek), sopravvissuto all’Olocausto proprio grazie a Schindler. Tutto accadde un giorno in cui Keneally entrò nel negozio di Pfefferberg e questi raccontò la storia di Schindler. Lo scrittore fu colpito dalla vicenda e iniziò a rintracciare i cosiddetti “ebrei di Schindler”.
Foto | Targa commemorativa di Oskar Schindler nella Strada Goettingstrasse 30, Hildesheim (Germania), ove visse fra il 1971 e il 1974 – Torbenbrinker (Own work) [CC BY-SA 3.0 or GFDL], via Wikimedia Commons
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