O ignaros maiorum suorum, quibus non mors ut optimum inventum naturae
laudatur expectaturque, sive feiicitatem includit, sive caiamitatem repeiiit, sive satietatem ac iassitudinem senis terminat,
sive iuveniie aevum, dum meiiora sperantur, in fiore deducit, sive pueritiam ante duriores gradus revocat, omnibus finis,
muitis remedium, quibusdam votum, de nuHis meiius merita quam de iis ad quos venit antequam invocaretur! Haec servitutem invito
domino remittit; haec captivorum catenas ievat; haec e carcere educit quos exire imperium impotens vetuerat; haec exsulibus, in
patriam semper animum oculosque tendentibus, ostendìt nihii interesse infra quos quis iaceat; haec, ubi res communes fortuna
male divisit et aequo iure genitos alium aiii donavit; exaequat omnia. Haec est post quam nihiì quisquam alieno fecit arbitrio;
haec est in qua nemo humilitatem suam sensit; haec est quae nulii non patuit.
Versione tradotta
O ignari dei loro mali, quelli che non elogiano e non attendono la morte come il più bel ritrovato della natura, sia
che concluda una vita felice, sia che allontani la calamità, sia che ponga termine alla sazietà e alla stanchezza della
vecchiaia, sia che stronchi la giovinezza in fiore, mentre si sperano cose sempre più belle, sia che richiami a sé la puerizia
prima di affrontare passi più difficili, (la morte è) per tutti la fine, per molti il rimedio (alle sofferenze), per taluni
(ladempimento di) un ardente desiderio, e da nessuno essa merita gratitudine più che da coloro presso cui giunge non invocata!
Questa libera dalla schiavitù contro la volontà del padrone; questa toglie le catene ai prigionieri; questa conduce fuori dal
carcere coloro cui un potere dispotico vietava di uscirne; questa dimostra agli esuli, rivolti sempre con la mente e lo sguardo
verso la patria, che non interessa affatto sotto quale terra uno giaccia sepolto: e, mentre la fortuna ripartisce male i beni
comuni (a tutti) e li dona in modo diverso a quelli che pur sono nati con uguali diritti, la morte eguaglia ogni cosa. Questa è
quella che dopo di essa nessuno fa niente per arbitrio altrui; questa è quella in cui nessuno si accorge della propria
inferiorità; questa è quella che a tutti è aperta.
- Letteratura Latina
- Versioni di Catone
- Seneca