Achilles victoria elatus ad urbem ipsam adire ausus est. Cum iam portas refringere incepissent Apollo ei infestus occurrit. “Noli longius prodire ne quis immortalium te perdat”. At ille:”Cur Troianis auxilium tulisti? Ad superorum sede redi ne manus tibi inferam quamquam deus es”. Quae cum dixisset pedem rettulit et Troianorum eos quos fors ei obtulerat aggressus est qui perterriti in omnes partes ferebantur.Apollo autem ne verba illa temere dicta impune ferret Paridem cohortatus est ut sagittam in Achillis calcem immitteret. Hic mortiferum vulnus sibi illatum sensit et Apollinem suae mortis auctorem cognovit cum recordatus esset quid mater olim sibi praedixisset. Summis doloribus affectus procubuit sed ne morti quidem cedens rursus surrexit et cladem hostium fecit dum exanimatus concidit.
Versione tradotta
Achille, gonfio per la vittoria, osò dirigersi verso la stessa città. Avendo iniziato già a (trova il verbo all'infinito) le porte, gli andò incontro l'ostile Apollo." Non voler andare oltre, se non vuoi che qualcuno degli immortali ti perda!". E quello: "perchè hai aiutato i Troiani? Ritornatene alla sede degli dei, affinchè io non muova la mano contro te, sebbene tu sia un dio". Dopo aver detto queste cose, indietreggiò e assalì quelli tra i Troiani, che per caso (trova obtulerat) a quello, che spaventati erano (cerca ferebantur) in tutte le parti. Apollo non potendo sopportare le parole dette impunemente, istigò Paride affinchè scagliasse una fraccia nel tallone di Achille. Questo capì che gli era stato introdotto un veleno mortale e riconobbe Apollo come l'autore della sua morte, essendosi ricordato ciò che la madre una volta gli aveva predetto. Affetto da forti dolori, (cerca procubuit), ma per non cedere alla morte, si sollevò di nuovo e fece una strage di nemici, finchè cadde esanime.
- Letteratura Latina
- Versioni di Catone
- Igino