Sartre considera che nella condizione umana vi è qualcosa di paradossale. Parte dal presupposto di intenzionalità della coscienza, ma afferma che l'io non vi dimora ed è "fuori" nel mondo. Occorre quindi ristabilire il rapporto della coscienza con il mondo, nel senso che "la coscienza è coscienza posizionale del mondo". L'apparizione dell'uomo fa sì che esista un mondo, che non è coscienza, ma l'io non vi dimora. Coscienza è apertura al mondo, che però non è esistenza. Con questa tesi Sartre contrappone l'assurdo ai valori positivi della filosofia classica: questo è il paradosso.
Il protagonista dell'opera omonima, Antoine Roquentin, infatti, riflette sulle motivazioni della propria esistenza e del mondo circostante. La riflessione lo porta alla scoperta della nausea, come sentimento che pervade l'uomo quando scopre il paradosso "dell'essenziale contingenza e dell'assurdità del reale".
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