Alessandro Manzoni e la Poetica del Vero nei Promessi Sposi
Il “vero” differenzia il Romanticismo manzoniano dal Romanticismo europeo. Non c’è nulla di utopico o fantasioso nella produzione manzoniana: tutto è improntato al Vero, all’Utile e all’Interessante. Con la poetica del Vero Manzoni aderisce pienamente al Romanticismo, ma con una certa originalità, autonomia e creatività.
Attraverso la fedeltà al Vero il Manzoni conferisce al Romanticismo italiano un carattere moderato, equilibrato, educativo, morale, patriottico e civile, rifiutando del Romanticismo europeo i due principi più rivoluzionari: la libertà di ispirazione e il primato del sentimento su tutte le altre facoltà dello spirito. Secondo Manzoni la poesia e l’arte devono ispirarsi ad idee morali e religiose, così da continuare ad avere nella società la funzione di educare ed elevare spiritualmente. Il sentimento e la creatività devono essere coordinati dalla Ragione, in quanto, utilizzati in modo autonomo, possono degenerare in sentimentalismi e fantasticherie.
Manzoni si allontana dalle idee del Romanticismo europeo, in particolare da quelle espresse in campo artistico, in cui si sfocia molto spesso nell’irrealtà. Queste tendenze infatti non hanno alcuna funzione morale e civile, essendo molto distanti dalla realtà percepita dall’uomo.
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LA POETICA DEL VERO IN MANZONI
Alessandro Manzoni dichiara la propria fedeltà al Vero fin dalla produzione letteraria giovanile: il carme “ In morte di Carlo Imbonati” celebra infatti il Vero come profondo impegno morale: la sua importanza è sottolineata dal fatto che l’autore utilizza l’aggettivo “santo” per designare il Vero:
“Sentir riprese, e meditar: di poco
esser contento: da la meta mai
non torcer gli occhi, conservar la mano
pura e la mente: de le umane cose
tanto sperimentar, quanto ti basti
per non curarle: non ti far mai servo:
non far tregua coi vili: il santo Vero
mai non tradir: né proferir mai verbo,
che plauda al vizio, o la virtù derida.”
“Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo”: così Manzoni fissa in forma sintetica e chiara, in una lettera inviata al marchese d’Azeglio nel 1823, quelli che sono i principi fondamentali cui si ispira il Romanticismo italiano.
Per i romantici la poesia deve considerare il Vero come unico piacere nobile e duraturo: il falso, al contrario, genera solo fastidio e confusione. Occorre allora scegliere soggetti che interessino gli uomini di cultura ma quasi tutti i lettori. Questi soggetti si possono pescare dalla Storia o dalle esperienze della vita.
Il Vero è definito da Manzoni come l’espressione di un bisogno vago ed incerto, e i poeti romantici si sono avvicinati più di tutti alla comprensione di questo concetto, in particolare respingendo il falso. Inoltre, i poeti romantici si rivolgono ad un Vero che non si allontana da ciò che la fede cristiana indica come verità. Dunque, Manzoni riconosce un’identità di interessi fra lui e gli esponenti delle tematiche romantiche.
Manzoni è infatti fortemente credente, e il suo cristianesimo è intransigente e attivo, impegnato nella lotta tra i bene e il male e in campo politico nella conquista della libertà e giustizia. La fede non è considerata uno slancio mistico verso l’assoluto o un cieco bisogno dell’anima: è conforto della ragione, è legata alla realtà e radicata nel Vero. Il Vero manzoniano non riguarda la partecipazione ai problemi del proprio tempo, ma rappresenta la reazione decisa alla poesia di pura immaginazione e fantasia, piena di passioni esasperate, amante dell’orrido e dello spaventoso. Manzoni intende ispirarsi al Vero storico ed estendersi al Vero poetico, soffermandosi su fatti accaduti realmente. Per questo Motivo Manzoni analizza dettagliatamente tutta la documentazione storica riguardante i soggetti delle sue opere: indaga, per esempio, le situazioni storiche in cui sono ambientate le tragedie “ Conte di Carmagnola” e “Adelchi” , e soprattutto il romanzo “I promessi sposi”.
Nel “Conte di Carmagnola” si individua l’unione tra Vero storico e Vero poetico: L’autore riprende la vicenda da una situazione reale: narra la storia, ambientata nel 1400, di un condottero che, dopo aver guidato i Veneziani allo scontro, vittorioso, contro i Visconti, mantiene un atteggiamento ambiguo verso i milanesi ed è infine processato per tradimento. Manzoni descrive il conte non come traditore, ma come vittima, rendendolo un personaggio ideale e insieme reale, un uomo che non riesce a difendere i propri ideali nella società corrotta dell’epoca. Il contrasto tra reale e ideale è presente anche nell’Adelchi, vicenda che si conclude con la morte del protagonista. Adelchi, figlio di Desiderio, e la sorella Ermengarda sono presentati come eroi, vittime della realtà del loro tempo.
PROMESSI SPOSI: LA POETICA DEL VERO
La più originale aderenza al vero è presente nei Promessi Sposi, in cui Manzoni sceglie come protagonisti gli umili. I protagonisti del Promessi Sposi infatti, il celebre romanzo di Manzoni, sono poveri e ignoranti popolani. All’interno del romanzo ci sono importanti novità: l’autore rappresenta la realtà così com’è, utilizza un linguaggio comprensibile a tutti, tratta temi che interessano una grossa fetta di lettori, risponde alle esigenze dello scrittore di portare avanti il proprio impegno morale e sociale. Si tratta di un genere nuovo, che permette al Manzoni di non imbattersi in stereotipi o norme prefissate, ma di agire in totale libertà.
Il romanzo storico era già stato fondato da Walter Scott tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, ma attraverso la penna del Manzoni subisce una profonda evoluzione. La realtà di ogni giorno è dipinta con serietà e realismo, in cui però non sono più presenti gli eroi della letteratura classica, ma i protagonisti sono personaggi semplici legati alla realtà storica in cui sono collocati. Hanno caratteristiche ben precise, una personalità complessa e dinamica, una sorprendente ricchezza interiore. I personaggi non vengono idealizzati, ma mantengono sia i pregi che i difetti che avrebbero nella vita reale.
Per Manzoni personaggi e fatti devono aderire il più fedelmente possibile alla realtà: per questo motivo l’autore si documenta bene consultando cronache, archivi, biografie, rappresentando gli umili non come i pastorelli delle opere del ‘600 e del ‘700 o personaggi sciocchi come in Goldoni, ma così come sono nella realtà, soffermandosi sulla loro umanità e addirittura proponendo una donna comune, Lucia, come modello di comportamento.
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