La prima guerra mondiale: dall'attentato di Sarajevo al 4 novembre 1918

La prima guerra mondiale: dall'attentato di Sarajevo al 4 novembre 1918

Quadro completo sulla prima guerra mondiale, dalle cause ai trattati di pace.

GENESI DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE

Le cause della prima Guerra mondiale furono:

  • lungo periodo di accumulo di ingenti quantità di armi
  • l’ostilità da parte dell’Inghilterra e della Francia nei confronti dei progetti di potenza espansionistica tedesca
  • le ambizioni statunitensi e giapponesi
  • il desiderio di rivalsa (cd. revanscismo) della Francia nei confronti della Germania dopo la sconfitta del 1870 e la sua (intenzione di riprendersi i territori dell’Alsazia e della Lorena)
  • l’intenzione da parte di Austria e Russia di appianare le loro difficoltà interne con una politica estera aggressiva
  • le spinte indipendentiste dei popoli dominati da Russia e Austria
  • le mire espansionistiche della Serbia
  • il desiderio dell’Italia di liberare Trento e Trieste.

Tutto ciò contribuì a rendere inevitabile la catastrofe. Lo scatenamento della guerra fu tuttavia
determinato da un elemento del tutto contingente: il 28 giugno 1914, a Sarajevo, fu ucciso in un
attentato il granduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria. L’Austria occupava la
Bosnia e l’attentatore, lo studente Gavrilio Princip, apparteneva ad un movimento nazionalista
slavo. L’Austria decise di considerare responsabile dell’attentato la Serbia, che dava rifugio e
protezione agli indipendentisti slavi, e dichiarò guerra. Il governo austriaco intendeva fornire un
esempio a tutti gli altri popoli dell’impero per evitare nuove rivendicazioni. Mirò inoltre a
intimorire la Serbia per fermare il clima di instabilità che caratterizzava la penisola balcanica. Lo
stato maggiore austriaco pensava a una breve campagna militare, alla quale nessuno si sarebbe
opposto.

2. PRIMA FASE

Come la Germania ambiva a costruire un grande Stato formato da tutti i popoli tedeschi, così l’Impero russo pensava di unificare sotto di sé tutte le nazioni slave. In ragione di ciò
scese in campo a sostegno della Serbia. Non appena l’Austria dichiarò guerra alla Serbia, la Russia
ordinò la mobilitazione del proprio esercito. Si misero in gioco, a catena, la serie delle alleanze e le
mobilitazioni militari. In pochi giorni ebbero luogo una serie di dichiarazioni di guerra. La Turchia
e la Bulgaria si schierarono a fianco di Germania e Austria, la Romania e il Giappone si
affiancarono ai paesi della Triplice Intesa.

Inascoltati restarono gli appelli dei pacifisti, sia di area cattolica (per bocca del papa Benedetto XV)
che socialista. In questo impulso essenzialmente irrazionale verso la guerra l’unico paese a
mantenersi inizialmente in disaccordo europeo fu proprio l’Italia, sotto i governi di Giovanni
Giolitti. Utilizzando le clausole previste dalla Triplice Alleanza (che vincolavano l’intervento a
fianco degli alleati soltanto in caso di aggressione subita, situazione non applicabile alla
dichiarazione di guerra pronunciata dall’Austria alla Serbia), il nostro paese rimase neutrale:
essendo la Triplice Alleanza stata ratificata per specifici scopi di difesa, l’Italia sostenne in maniera
ineccepibile di non aver alcun obbligo di schierarsi al fianco degli altri due Paesi firmatari del patto.

3. IL FRONTE OCCIDENTALE

Da tempo l’esercito tedesco preparava un attacco alla Francia. Esso mirava a ripetere il clamoroso successo del 1870, quando, con una rapidissima offensiva, le truppe prussiane erano penetrate in territorio francese sino a raggiungere Parigi. Nel frattempo però anche la Francia si era preparata alla guerra, fortificando le aree di confine con la Germania.

Molto più lentamente, al contrario, procedeva la organizzazione dell’esercito russo. A fronte di
enormi distanze da percorrere con ridotti i mezzi di trasporto, ferrovie e strade insufficienti, i
generali tedeschi calcolarono che la Russia avrebbe impiegato mesi per schierare il suo esercito sul fronte orientale. In ragione di ciò, i comandi tedeschi preferirono impiegare la maggior parte delle loro forze sul fronte occidentale, quello francese. Il piano prevedeva:

  • una rapida vittoria in Francia
  • attacco massiccio contro la Russia, prima che questa avesse ultimato i suoi preparativi

4. L’IPOTESI DELLA GUERRA-LAMPO

L’idea della “guerra-lampo” contro la Francia non poteva essere realizzata attaccando le fortificazioni costruite dai Francesi al confine: conquistarle avrebbe infatti richiesto troppo tempo. Ciò spinse l’esercito tedesco ad invadere il neutrale Belgio, per attraversarlo e cogliere l’esercito francese alle spalle.
In un mese le truppe tedesche arrivarono effettivamente vicine a Parigi ma, a soli 40 chilometri
dalla capitale, sul fiume Marna, i Francesi riuscirono a respingerle. La battaglia, drammatica, durò
sei giorni.

5. GUERRA DI MOVIMENTO E GUERRA DI POSIZIONE

L’offensiva tedesca fu dunque fermata. Falliti i piani della “guerra-lampo” le truppe tedesche e quelle franco-britanniche si fronteggiarono praticamente ferme su un fronte che si estendeva dal Belgio ai territori svizzeri. La guerra di movimento si trasformò così poco a poco in guerra di posizione: furono scavate delle ampie trincee, in cui i soldati vissero a lungo in condizioni pessime.
Nel frattempo, sul fronte orientale, l’esercito tedesco occupò la Polonia. Più a sud, austriaci e russi
si schierarono lungo un fronte assai esteso ma, anche in questo caso, sostanzialmente bloccato. Le
nazioni europee che presero parte alla Prima Guerra mondiale commisero dunque, nel 1914, un
gravissimo errore militare e di prospettiva. Furono ampiamente sottovalutate le perdite umane, i
costi, le dimensioni, l’estensione temporale e le conseguenze stesse della tragica azione bellica. Si
trattò di fatto di una guerra lunga e drammatica.
Si riteneva inoltre che sarebbe stata una guerra essenzialmente europea, originata dalla volontà dei
singolo Paesi belligeranti di imporre la propria supremazia sul vecchio continente e di seguito sul
mondo intero. Ma anche questo aspetto si rivelò nettamente errato, poiché non tenne conto delle
potenze emergenti – in primis Stati Uniti e Giappone – che intervennero nel conflitto e ne uscirono
rafforzate.

L’Europa uscì dal conflitto fortemente indebolita: le ingenti perdite umane (milioni di morti) e gli
altissimi costi economici definirono il profilo di un conflitto di dimensioni inedite nella storia
militare occidentale, al termine del quale quattro grandi e potenti imperi (quello Tedesco, Russo,
Austriaco, Turco) furono cancellati. Ciò condusse al declino economico-politico dell’Europa ed alla
contestuale affermazione degli Stati Uniti sul piano mondiale.

6. LA SITUAZIONE IN ITALIA: NEUTRALISTI E INTERVENTISTI

Neutralisti (tra i quali c’erano esponenti cattolici, socialisti e giolittiani) erano gli italiani contrari all’entrata in guerra a fianco dell’Austria, tradizionale nemico, che ancora occupava Trento e Trieste. Gli interventisti invece, inizialmente in netta minoranza, miravano ad entrare in guerra a fianco di Francia e Inghilterra. Si trattava di nazionalisti che ritenevano importante combattere per inserire l’Italia tra le grandi potenze (tra gli esponenti: il presidente del consiglio Antonio Salandra, i liberali che lo sostenevano, molti democratici e alcuni socialisti riformisti).
7. ITALIA IN GUERRA

L’Italia dipendeva dall’estero per molte materie prime (ferro, petrolio, carbone). Schierarsi con l’Austria e la Germania avrebbe significato perdere tali rifornimenti.
Mantenere la neutralità troppo a lungo avrebbe potuto volgere contro di noi l’opinione pubblica dei
Paesi appartenenti ad entrambi gli schieramenti. Nell’aprile 1915 il governo italiano firmò a Londra
un patto segreto (cd. Patto di Londra) con la Francia e l’Inghilterra impegnandosi ad entrare in
guerra.
I quotidiani più diffusi iniziarono una accesa campagna di stampa contro i neutralisti: lo stesso
Giolitti fu chiamato «traditore». I potentati industriali vedevano nella guerra un possibile elemento di espansione economica (forniture per l’esercito, forti guadagni nel complesso della produzione bellica). I media sminuivano i costi e le conseguenze della guerra. Manifestazioni di piazza sostennero l’intervento; pronunciarono infuocati discorsi il poeta-soldato Gabriele D’Annunzio e altri interventisti. Il re appariva chiaramente favorevole alla guerra. Il Parlamento, ancora contrario, fu di fatto obbligato ad approvare il patto di Londra. Il 24 maggio 1915 pertanto anche l’Italia entrò in guerra a fianco dell’Intesa. L’effetto della discesa in guerra dell’Italia fu subito drammatico. Il solo primo anno di guerra costò la perdita di circa 250.000 uomini tra caduti, feriti, dispersi e prigionieri.

8. IL 1917

Per tutti i Paesi coinvolti, il conflitto volgeva in tragedia. Enorme apparve il numero delle vittima di guerra. Non c’erano più contadini per lavorare la terra. Scarseggiavano i beni di prima necessità (zucchero, burro, carne, pane, pasta, verdura). Al malcontento dei cittadini si aggiunse il crescente risentimento dei soldati, costretti a sfiancanti operazioni di trincea. Crebbero ovunque episodi di diserzione di massa o di ammutinamento. Iniziò a diffondersi il fenomeno della renitenza alla leva, con conseguente seguito di processi, condanne e fucilazioni. Intanto, nella primavera del 1917 in Russia, dapprima a Pietroburgo poi in altre città, scoppiavano rivolte popolari. Lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare. Dopo qualche mese, mentre l’esercito russo formato in gran parte da contadini si scioglieva, il Partito bolscevico di Vladimir Lenin assunse il potere. Questi, che intendeva costruire uno Stato Comunista, firmò con la Germania l’armistizio di Brest-Litovsk (dicembre 1917) e di seguito il trattato di pace. La Russia usciva così dal conflitto perdendo Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia.
Dopo la pace con la Russia, Austriaci e Germania spostarono sul fronte francese e su quello italiano
le divisioni che avevano combattuto contro il Russi. Si trovarono tuttavia davanti un nuovo
avversario: gli Stati Uniti d’America. L’opinione pubblica americana era rimasta molto colpita dagli
affondamenti delle navi civili realizzati dai sommergibili tedeschi, e in particolare dal siluramento
del transatlantico Lusitania, che aveva provocato la morte di 124 cittadini statunitensi. Il governo
americano decise di dichiarare guerra alla Germania: nell’aprile del 1917gli Stati Uniti entrarono in
guerra a fianco dell’Intesa.

9. LA TRAGEDIA DI CAPORETTO. IL CROLLO DI GERMANIA E AUSTRIA E LA VITTORIA DELL’INTESA

Dopo alcune inutili battaglie sul fiume Isonzo, nel mese d’ottobre del 1917 il comando austriaco organizzò una potente offensiva contro l’Italia. L’attacco distrusse lo schieramento italiano a Caporetto tra il 24 e il 30 ottobre 1917. Le altre armate italiane dovettero ritirarsi. Tale ritirata non era stata preparata e si trasformò in una gravissima disfatta:

  • intere divisioni furono costrette alla resa
  • cannoni, autocarri, mitragliatrici caddero in mano del nemico
  • un numero enorme di profughi civili abbandonarono le loro case

Si giunse a temere che gli austriaci potessero addirittura conquistare Venezia. Il paese tuttavia ebbe
la forza di reagire con fermezza alla drammatica situazione militare. Il generale Armando Diaz
sostituì Cadorna mentre a Roma veniva costituito un governo di solidarietà nazionale presieduto da
Vittorio Emanuele Orlando. Il parlamento appoggiò al completo il nuovo governo di solidarietà
nazionale, l’esercito si riorganizzò e bloccò l’avanzata nemica sul Piave.

A livello generale, se dal punto di vista militare Austria e Germania potevano contare su una
situazione sostanzialmente positiva (la Russia si era ritirata, l’Austria aveva avanzato il suo fronte
fino al Piave, sul fronte occidentale le posizioni erano ferme) dal punto di vista economico
apparivano ormai incapaci di resistere: campagne abbandonate, scarsità di materie prime,
razionamento alimentare. Tutto ciò le condusse alla resa finale. Nella primavera del 1918 gli imperi centrali fecero un ultimo tentativo di rovesciare l’esito della guerra. In Francia l’esercito tedesco riuscì a raggiungere nuovamente la Marna, ma fu respinto ancora una volta dalle truppe francoamericane. L’esercito italiano, da parte sua, contrastò gli attacchi austriaci e ottenne una vittoria decisiva a Vittorio Veneto. Il 4 Novembre fu firmato l’armistizio con l’Austria. L’11 Novembre la Germania chiese la pace.

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