1. IL CROLLO DELLO ZARISMO
In Russia la prima Guerra mondiale significò anzitutto la fine della dinastia dei Romanov. Nell’ottobre del 1917 infatti lo zarismo venne spazzato via dalla rivoluzione comunista di Lenin. Tra il 23 e il 26 febbraio del calendario russo Pietrogrado (nome assunto dalla città di Pietroburgo durante la guerra) fu luogo di agitate manifestazioni di piazza contro la mancanza di cibo e diffusa scarsità di risorse di prima necessità. La polizia zarista, che non esitò a sparare sul popolo nella cosiddetta «domenica di sangue» del 1905, venne rapidamente disarmata e in larga parte manifestò sentimenti di solidarietà con gli insorti. In breve tempo, contro il volere dello Zar Nicola II, venne creato un governo provvisorio sotto la guida del principe Livov. Tra i cui ministri:
- il capo del partito dei cadetti Liljukov
- Kerenskij, unico esponente di sinistra
Nicola II, pur giudicando illegittimo il governo, abdicò. Cadeva dunque il dominio degli zar. Nei
primi mesi il nuovo governo mise in atto una serie notevole di riforme. Vennero concesse:
- libertà di stampa, di parola e di religione
- eguaglianza dinanzi alla legge
- diritto di sciopero
Il governo tuttavia ignorò le più autentiche richieste del popolo – pace e terra – e decise di
proseguire la guerra non comprendendo che dopo la caduta dello Zar l’esercito era sostanzialmente
in fase di smobiltazione (si contavano a migliaia i disertori). Si profilava inoltre un altro avversario:
il soviet degli operai, nato nel 1905, divenne presto una sorta di “contropotere” (cosiddetta «dualità
di poteri»). Poco dopo, la collaborazione tra governo e Soviet si interruppe proprio causa del
diverso atteggiamento sulla guerra mondiale.
2. LENIN E LE TESI DI APRILE
Il 16 aprile 1916, Vladimir Lenin, leader del partito bolscevico, assunse (nelle celebri Tesi di Aprile) una posizione estrema e decisa contro la guerra: la rivoluzione da borghese doveva farsi proletaria, avendo dimostrato la guerra il fallimento del capitalismo (lo slogan di Lenin, nelle Tesi, fu: «tutto il potere ai Soviet»). Lenin prefigurava una sorta di «guerra civile europea», di tipo essenzialmente social-rivoluzionario. Il governò sottovaluto la forza propulsiva delle tesi leniniane e proseguì nella guerra quando, nel luglio 1917, gruppi di soldati tentarono un colpo di stato, anche se Lenin giudicava prematura l’operazione. Il tentativo di golpe fu duramente represso dal governo di Kerenskij (furono arrestati molti bolscevichi e seguaci di Lenin). La situazione appariva estremamente caotica: le gerarchie militari (capeggiate dal generale Kornilov) intendevano far cadere, da destra, il governo Kerenskij, mirando all’instaurazione di una dittatura militare. Kerenskij, stretto da opposti estremismi, optò per una apertura a sinistra:
- liberò i bolscevichi che lui stesso aveva arrestato
- li armò affinché salvassero il suo governo dalla minaccia di Kornilov
L’operazione riuscì e il governo rimase in carica. Ma Kerenskij appariva eccessivamente indebolito
agli occhi delle masse popolari: il 25 ottobre formò il suo ultimo governo. Il successivo sarebbe
spettato a Lenin.
3. LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE
Questi nel frattempo aveva raggiunto la maggioranza nei Soviet.
Le sue pressioni per un’insurrezione si fecero sempre più pressanti (in questo clima emerse anche la figura del futuro capo dell’armata rossa: Lev Trockij o Trotsky). I bolscevichi ottenevano ormai
vasti consensi. Lenin stimolò dunque ancora una volta la spontaneità rivoluzionaria con manifesti che incitavano a prendere il potere, ad espropriare i ricchi, a lottare contro gli oppressori borghesi esaltando il tradizionale impulso popolare di giustizia sociale. Così il 12 ottobre Trockij procedette alla definizione di comitato militare rivoluzionario e cominciò i preparativi per l’insurrezione. La rivoluzione ebbe inizio il 25 ottobre 1917 incontrando scarsissime opposizione. Mentre Kerenskij si dava alla fuga, i bolscevichi occupavano la capitale Pietrogrado e il 26 ottobre penetrarono nel Palazzo d’Inverno. Nasceva il primo governo «socialista rivoluzionario della storia».
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