Nel 1603 si estinse con Elisabetta I la dinastia dei Tudor perché la regina non aveva eredi diretti: la corona inglese passò quindi al discendente più prossimo Giacomo VI, re di Scozia e figlio di Maria Stuart, già condannata a morte. Divenuto Giacomo I d'Inghilterra, il nuovo sovrano unificò per la prima volta le corone d'Inghilterra e di Scozia. A ciò si aggiunga che nella seconda metà del '500 i re inglesi avevano iniziato un'intensa penetrazione in Irlanda a partire dall'Ulster, cattolico da sempre e sempre pronto a ribellarsi agli invasori anglicani.
La Chiesa Anglicana era retta da una struttura verticale assai rigida: il re nominava i vescovi e questi controllavano i parroci, mentre tutti i fedeli erano tenuti ad usare il LIBRO delle PREGHIERE ANGLICANE. Ma esistevano moltissimi gruppi di dissidenti: i calvinisti di rigida osservanza, chiamati puritani e numerose altre sette. Ciò che accomuna questi oppositori religiosi era il rifiuto delle autorità vescovili e del Libro di Preghiere e la richiesta della libertà di coscienza e dell'affermazione del diritto dei fedeli ad eleggere i propri parroci. Questa sovranità dei fedeli poteva convergere con le idee politiche di sovranità popolare e di diritto alla ribellione alla tirannide dei re.
Alle tensioni di origine religiosa, con l'avvento al trono di Carlo I, si aggiunse il conflitto tra il re ed il Parlamento che gli negò il diritto di imporre tasse senza il suo consenso. In proposito il Parlamento presentò una «PETIZIONE dei DIRITTI» con la quale si ricordava che i sudditi avevano ereditato la sicurezza di "non poter essere costretti a pagare tasse, imposte o contributi senza il comune consenso dato in Parlamento". Carlo I lo sciolse e non ne convocò altri per 11 anni, facendo fronte ai bisogni finanziari con espedienti contrari alla tradizione del Paese (per esempio contraendo debito). La situazione cominciò a precipitare quando la Scozia si ribellò alla politica religiosa del sovrano e le truppe regie non riuscirono a sedarla. Carlo I fu costretto a convocare di nuovo il Parlamento che, invece di appoggiarlo, emanò una serie di leggi contro l'assolutismo. Nello stesso periodo Carlo I si trovò a fronteggiare anche la rivolta d'Irlanda.
Nel 1642 il re fu costretto a fuggire da Londra e prepararsi a combattere con la forza il Parlamento. A favore del sovrano si schierò la Chiesa Anglicana, mentre il Parlamento poté contare sull'appoggio dei puritani e di tutti i dissidenti religiosi. Dietro questo scontro politico e religioso si poteva intravedere anche un motivo sociale tra la vecchia aristocrazia, la piccola nobiltà ed i borghesi di città ; la prima con il re, i secondi due con il Parlamento. L'esercito parlamentare era comandato da Oliver Cromwell, appartenente alla piccola nobiltà campagnola e sposato alla figlia di un ricco mercante londinese.
La rivoluzione si concluse nel 1646 con la SCONFITTA di Carlo I che fu fatto prigioniero, e con l'abolizione della struttura episcopale della Chiesa. Carlo I fu processato e condannato a morte: per la prima volta un re veniva giustiziato perché ritenuto colpevole verso il suo popolo.
La soluzione della crisi politica ed istituzionale avrebbe potuto assumere connotati diversi, perché all'interno del Parlamento esistevano anche posizioni moderate, favorevoli ad un compromesso con la monarchia. Nell'esercito vittorioso, al contrario, avevano preso piede le idee favorevoli ad una piena sovranità popolare, alla libertà religiosa, al suffragio universale; i radicali propugnatori di queste idee vennero definiti LIVELLATORI. Cromwell, dopo aver dato prova delle proprie capacità militari rivelò anche eccellenti qualità politiche: eliminò gli estremisti mentre veniva proclamata la repubblica ; il Parlamento continuò ad esistere, ma, dopo aver eliminato gli esponenti più radicali, il vero potere era detenuto dall'esercito . Infine nel 1653 sciolse il Parlamento e assunse il titolo di LORD PROTETTORE.
Negli anni del governo di Cromwell venne repressa duramente la rivolta irlandese e fu proclamato «L'Atto di Navigazione» che riservava esclusivamente alle navi inglesi il commercio diretto ai possessi britannici; era un provvedimento mercantilista che colpiva soprattutto gli olandesi. La guerra fra le due potenze mercantili fu inevitabile e si concluse con la sconfitta degli olandesi.
Alla morte di Cromwell, nel 1658, l'Inghilterra si trovò nella più grande incertezza politica. Di fronte al timore di una ripresa del movimento livellatore, l'esercito restaurò la monarchia e richiamò Carlo II, figlio del re condannato a morte 11 anni prima. Il ritorno del re comportò la restaurazione della Chiesa Anglicana, ma non toccò i risultati raggiunti con la rivoluzione, a cominciare dai poteri del Parlamento.
La seconda rivoluzione inglese
Con il ritorno di Carlo II s'instaurò in Inghilterra un equilibrio di potere fra la Corona ed il Parlamento. Il problema più spinoso era quello dei cattolici; il Parlamento aveva approvato il «TEST ACT», una legge che imponeva a chiunque dovesse svolgere funzioni pubbliche un giuramento di dissociazione dal Papa, dalla Chiesa romana e dai suoi dogmi.
Carlo II sembrava favorevole ad una piena libertà religiosa ed era sospettato di voler riconciliarsi con la Chiesa Romana. Alla sua morte la successione toccò al fratello Giacomo II, cattolico. Le sue pretese assolutistiche ed i tentativi di abolire il «TEST ACT» aprivano un nuovo conflitto tra il re ed il Parlamento. La nascita di un erede maschio a Giacomo II fece temere il consolidamento di una dinastia cattolica; il Parlamento si rivolse a Guglielmo d'Orange, comandante militare della repubblica olandese, che aveva sposato la figlia maggiore di Giacomo, Maria Stuart (omonima della Stuart condannata a morte nel 1587). Guglielmo accettò d'intervenire in Inghilterra per salvare la religione riformata, perciò sbarcò nell'isola nel 1688. Nel giro di pochi giorni senza il bisogno di combattere, rovesciò la monarchia: Giacomo II fuggì in Francia e l'Inghilterra elesse un nuovo Parlamento per risanare la frattura costituzionale.
Nel 1688 Maria Stuart e Guglielmo d'Orange furono proclamati sovrani d'Inghilterra.
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