Quando in filosofia usiamo l'espressione "Rivoluzione Scientifica" intendiamo alludere a quella profonda trasformazione concettuale che si verificò nel Seicento dall' anno della pubblicazione del "De Revolutionibus Orbium Celestium" (1543) di Niccolò Copernico, al 1687, anno della pubblicazione dei "Philosophiae naturalis principia mathematica" di Isaac Newton. Nel Seicento europeo è nato e si è diffuso un nuovo tipo di sapere, chiamato Scienza e che si caratterizza per alcuni punti coincidenti con quelli della la scienza moderna:
• la riduzione della natura ad oggetto di ricerca da parte dell'uomo, svincolandola del tutto da ipoteche di carattere metafisico
• l'uso di nuovi strumenti d'indagine come il telescopio o il microscopio
• l'impiego del calcolo matematico per una più precisa misurazione dei fenomeni naturali
• la diffusione di una mentalità sperimentale basata sull'osservazione sistematica dei fenomeni e sul controllo dei risultati
La Rivoluzione Scientifica prima mise in crisi e poi fece crollare definitivamente quelle teorie (comprese quelle di Aristotele) che per due millenni avevano costituito dei punti di riferimento per gli uomini. L'aspetto filosofico di questo evento storico consiste proprio nella radicale messa in discussione delle conoscenze tradizionali e nella loro lenta sostituzione con un nuovo modello conoscitivo e sperimentale. L'epicentro della crisi si localizzò nel campo dell'astronomia, dove Copernico, Keplero e Newton attaccarono il vecchio principio Tolemaico secondo il quale la terra sarebbe stata immobile e al centro dell'universo. Tolomeo (II sec. d.C.), fedele alle teorie di Aristotele, nel suo sistema definito "geocentrico" poneva la terra al centro dell'universo. La centralità della terra assumeva anche un significato metafisico, in quanto esprimeva la dignità e la grandezza dell'uomo, echi di una visione antropocentrica del cosmo.
Nel Seicento, grazie appunto alla nuova mentalità sperimentale e all'impiego di strumenti tecnici più sofisticati, si giunse a dover riconoscere che il modello geocentrico era imperfetto poiché:
la terra non viene più ad occupare la posizione centrale dell'universo, né risulta essere immobile
la distinzione aristotelica tra una fisica celeste, caratterizzata dal movimento circolare e perfetto dei corpi, e una fisica terrestre o sublunare, caratterizzata dai movimenti imperfetti, viene abbandonata in quanto priva di fondamento.
Una volta abbandonata la teoria secondo la quale il mondo era racchiuso in un orizzonte limitato dalle stelle fisse, l'universo viene ad assumere i caratteri dell'infinità.
Cause
La rivoluzione scientifica non è stata un mutamento esplicito, violento e diretto. Anzi, è avvenuto molto gradualmente per mezzo di piccoli miglioramenti da parte di grandi personaggi. Per questo motivo, non esistono cause riconducibili a questioni economiche o sociali. Anzi, la maggior parte degli scienziati godeva di un discreto benessere tanto da potersi procurare gli strumenti ed i testi sui quali lavorare. Il motivo più plausibile di questa ricerca è la necessità di una libertà scientifica. Cioè la necessità di allontanarsi da vecchie concezioni per avvicinarsi alla realtà ed elaborare teorie più aderenti all'esperienza; senza coinvolgere elementi magici o divini. Addirittura, Copernico può essere considerato un conservatore poiché, nelle sue teorie, cerca di mantenere in vita molti elementi degli antichi modelli. Per esempio l'universo visto come una sfera finita e limitata; l'idea che tutti i moti dei cieli siano perfettamente circolari e che siano distinti in naturali e violenti. Esattamente come scrisse Aristotele.
Obiettivi
Il fine della scienza moderna è il dominio sulla natura, come avvertivano già i positivisti e naturalisti francesi teorizzando che essa fosse un gioco di forze materiali, chimiche e fisiche regolate da ferree leggi meccaniche spiegabili scientificamente. E' tipico dei maggiori geni scientifici avere un atteggiamento di passione per il sapere, come qualcosa che ha in sé la sua ricompensa, prescindendo dalle sue possibili applicazioni operative. Tuttavia se la società, o meglio se importanti componenti di essa, incoraggia e promuove il lavoro degli scienziati è perché ne spera un vantaggio in termini di benessere materiale, un benessere che deriva appunto dal dominio sulla realtà fisica, possibile grazie a una sua conoscenza più precisa.
Un altro obiettivo, soprattutto di Galilei, è l'abolizione del principio di autorità secondo il quale i grandi filosofi Aristotele, Platone e gli esimi scienziati come Tolomeo sono i portatori dell'unica verità. La ricerca di verità per mezzo dell'esperienza, cozza contro l'autorità degli antichi e contro l'idea finalista della realtà. Nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi", Galileo scrive: "Salviati: <…dico che è temerarietà voler far giudice il nostro debolissimo discorso delle opere di Dio e chiamar vano o superfluo tutto quello dell'universo che non serve per noi.> Sagredo: <…Prosuntuosa, anzi temeraria, ignoranza de gli uomini!>" In queste righe si nota anche la critica all'idea aristotelica secondo cui non esiste il vuoto e ogni cosa esistente deve avere uno scopo. La risposta di Galilei è ironica perché, per esempio, prima dell'invenzione del cannocchiale non si erano notati gli anelli di Saturno, ma non per questo non esistevano precedentemente. E solo per il fatto che non si vedano, non significa che o non esistano, o non abbiano una funzione ben precisa.
Opposizioni
Nella vigorosa battaglia per l'affermazione del nuovo modo di concepire la scienza i filosofi seicenteschi devono combattere non solo contro le resistenze degli aristotelici ma anche contro "maghi e stregoni". La magia considerava il mondo come un organismo vivente, che il mago doveva trasformare attraverso procedure miracolistiche svelate solo a pochi. Il mago parla una lingua enigmatica e misteriosa, conosciuta soltanto dagli adepti, e ogni esperienza di magia vuole essere nascosta e segreta. Al contrario, la scienza non ammette segreti, si schiera contro l'idea della presenza dell'occulto, affermando la possibilità di conoscere la natura per tutti gli uomini dotati di ragione. Inoltre, la Chiesa europea, nonostante una breve parentesi di libertà scientifica sotto il pontificato di papa Leone X, è stata molto restìa nell'accettare le nuove teorie. Il problema più grande contro cui si scontrò fu la teoria eliocentrica per due motivi:
– Negava l'idea antropocentrica del mondo avente quindi l'uomo e la terra al centro dell'universo
in sviluppi successivi negava la perfezione del cosmo perché i pianeti descrivevano orbite ellittiche e non circolari. Quindi cadeva in difetto la perfezione dell'universo, la sua stabilità e la sua immutabilità.
– Il secondo grande contrasto riguarda l'interpretazione delle Sacre Scritture. Infatti la Chiesa, già piegata dalle tesi di Lutero riguardo al protestantesimo, non poteva accettare un'altra sconfitta così plateale. Galileo stesso, essendo un convinto cattolico, si trovò di fronte al dilemma di quale verità proteggere. La soluzione fu la distinzione tra le rispettive funzioni; la scienza ha uno scopo tecnico-matematico, il testo sacro morale e salvifico.
Cambiamenti Effettivi
La mentalità razionale nata con la rivoluzione scientifica ebbe riflessi importantissimi anche sugli studi relativi al comportamento dell'uomo e alle sue idee. Il movimento culturale che ne segui fu detto Illuminismo perché ispirato dai "lumi della ragione". Scienziati e filosofi dell'epoca contrapposero la ragione, la libertà e la tolleranza all'autoritarismo dei secoli precedenti. Uno degli elementi caratteristici della scienza moderna è l'importanza che essa attribuisce all'esperienza. "La sapienza è figlia dell'esperienza" (Leonardo da Vinci). Tuttavia, l'esperienza non è la semplice registrazione dei fenomeni naturali ma si costruisce attraverso l'uso del calcolo matematico, che permette di misurare e di classificare i fenomeni Così si giunge all'"esperimento" cioè ad una procedura appositamente costruita per la verifica delle ipotesi. Galileo, ne "Il Saggiatore", enuncia la celebre metafora secondo cui la natura è un libro "scritto in lingua matematica".
Con l'affermarsi della nuova fisica, si fa strada una visione del mondo che viene definita "meccanicismo". Il termine designa la concezione del mondo predominante nella cultura seicentesca, che assunse la "macchina" a modello di spiegazione di tutta la realtà fisica. La macchina per eccellenza era l'orologio. Gli aspetti fondamentali del meccanicismo sono:
– la natura è un corpo esteso dotato di movimento
– il movimento è retto da leggi che sono determinabili matematicamente
– le qualità oggettive dei corpi sono la figura, la grandezza, il movimento ecc.
Tutte le altre qualità come il sapore, l'odore ecc. sono soggettive perché dipendono dal soggetto che le percepisce.
La visione meccanicistica esclude che il mondo sia stato creato in vista dell'utile dell'uomo, ponendosi quindi contro il finalismo. Si può fare un'altra distinzione tra scienza medievale e quella moderna. La prima è dominata dalla fisica di Aristotele ed è qualitativa e finalistica; significa la ricerca della qualità delle cose, la loro essenza e i loro fini; invece la seconda è quantitativa e meccanicistica cioè indaga soltanto gli aspetti misurabili della realtà e si serve di cause efficienti. A livello matematico e fisico, invece, molte sono state le scoperte.
Principio di inerzia (Galileo)
Intuizione di forza centrifuga e forza di gravità (Keplero)
Legge della gravitazione universale (Newton)
Le 3 leggi di Keplero
Tutti i corpi sono o fermi o in moto rettilineo uniforme
Nella loro orbita, i pianeti sono in un continuo "cadere" verso il centro, questo significa che esistono due forze, l'una interna al centro (Sole) che attira il corpo, e un nel pianeta che continua il suo percorso.
La forza di attrazione tra due corpi è proporzionale ad una costante per il prodotto delle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza
a- I pianeti si muovono su orbite ellittiche di cui il sole occupa uno dei due fuochi
b- I pianeti spaziano aree uguali in tempi uguali
c- Il rapporto tra il quadrato dei diversi periodi ed il cubo delle corrispondenti distanze medie dal sole è costante T2 = kR3
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