Al pari delle esplorazioni delle Indie Orientali, la scoperta e la conquista dell’America, furono determinate dal proseguimento di un obiettivo fondamentale: trovare una via alternativa per raggiungere i Paesi delle spezie. Ma la scoperta del Nuovo Mondo ebbe conseguenze del tutto impreviste e sconvolgenti sia sul piano materiale sia su quello culturale. Nessun ricordo di antichi viaggiatori, nessuna merce, nessuna immagine, per quanto approssimata e deformata, era giunta dall’altra sponda dell’Atlantico. Tutto era nuovo e passò molto tempo prima che gli europei si rendessero veramente conto di ciò che era accaduto, e trovassero un posto nel loro universo mentale per l’America. Ma nel giro di pochi anni, l’Oceano Atlantico cessò di essere un frontiera che divideva dei mondi ignari l’uno dell’altro. All’indomani dell’impresa di Colombo, infatti, avventurieri spagnoli di ogni genere, si recavano alla conquista delle nuove terre, molti dei quali erano armati e di ritornare in madrepatria, a godersi le ricchezze conquistate, in Europa : come risultato, sempre più indigeni furono ridotti in schiavitù. Prigionieri di guerra venivano venduti e comprati nonostante ci fossero leggi a vietare tale mercato. Inoltre furono istituzionalizzate due forme di sfruttamento della popolazione indigena: l’ecomienda, un rapporto di lavoro di tipo feudale, regolate da leggi severe oppure, distribuire il lavoro a gruppi di indigeni in base alle necessità del signore. Inoltre con la scoperta delle miniere, nell’attuale Bolivia, gli indigeni furono costretti a lavorare in condizioni disumane. Al tempo stesso, la Corona necessitava di ricchezze, per pagare le campagne militari, che nel’500 e nel ‘600 stava svolgendo in Europa, per affermare il potere. Di conseguenza gli abusi contro gli indigeni non potevano essere veramente limitati. Alle sanguinose conquiste e alla durissima condizione cui gli indigeni erano sottoposti, si aggiunse la forza devastante delle epidemie, portate nel Continente dai nuovi arrivati, contro le quali gli amerindi non avevano difese immunitarie. Epidemie come il vaiolo, il tifo, il morbillo, che in Europa non rappresentavano più una minaccia di morte. Lo storico russo Tadorov è convinto che la causa principale del genocidio delle popolazioni americane, derivi dall’incapacità degli spagnoli di ammettere che gli indigeni fossero un altro modo di essere, la cui differenza, andava rispettata e non soffocata. Al momento della conquista del Messico, avvenuta per la crudele epopea di Cortes, il conquistadores comprendeva bene il mondo azteco, certamente meglio, di quando l’imperatore comprendeva la realtà spagnola. Si ha l’impressione che sia proprio questa capacità di comprensione a rendere possibile la distruzione. Infatti il desiderio di cancellare le culture precolombiane ne sarebbe stato giustificato, se fosse esistito un giudizio negativo sull’altro. Ma i conquistatori, almeno su un certo piano, furono affascinati dagli aztechi. Cortes era fortemente meravigliato dalle produzioni azteche, ma non riconobbe i loro autori come individui da porre sul suo stesso piano. Egli sosteneva infatti, che gli indiani dovessero occupare uno stadio intermedio: erano si dei soggetti, ma solo ridotti al ruolo di produttori di oggetti. Considerare queste popolazioni inferiori, autorizzò gli spagnoli al completo sconvolgimento dei consueti ritmi di vita e di lavoro. Tutto ciò, insieme alle guerre e alle epidemie, portò le civiltà precolombiane ad essere travolti e cancellate nel giro di pochi decenni.
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