Quis fortunatior, at stultior quoque rege Mida fuit? Nam Mida, avidissimus Phrygiae rex, a diis incredibilem facultatem consecutus est: quae tangebat, in aurum mutabat. Qua facultate laetus, plurima in aurum mutavit et ingentes divitiae ab eo congestae sunt. Ita beatissimum omnium se esse fatebatur. Sed quid brevi tempore accídit? In aurum mutabat etiam cibos; qua re non solum victu carebat, sed suam felicitatem cito amisit et oblitus est. Quod eum omnium hominum miserrimum reddidit. Tum ad pristinam vitae condicionem reverti desideravit deosque oravit: «Qua calamitate a vobis opprimor? Ut e tali miseria me eripiatis vos hortor!» Tum, deorum monitu, se in flumen Pactolum demisit atque illa terribili facultate se liberavit. Qui semper divitias quaerére conantur, strenuae infelicitatis praeda sunt.
Versione tradotta
Chi fu più fortunato, ma anche più stolto del re Mida? Infatti Mida, avidissimo re della Frigia, ottenne dagli
dèi un incredibile potere: trasformava in oro ogni cosa che toccava. Felice grazie a questo potere, mutò moltissime cose in oro e furono accumulate da lui moltissime ricchezze. Così era consapevole di essere il più felice di tutti. Ma che cosa avvenne in un momento? Mutava in oro anche gli alimenti; per tale ragione non solo era privo di cibo, ma ben presto perse e dimenticò la felicità. Ciò lo rese il più infelice di tutti gli uomini. Allora desiderò di ritornare all'antica condizione di vita e pregò gli dèi: "Per quale calamità sono oppresso da voi? Vi prego di liberarmi da una tale miseria!" Allora, grazie ad un ordine degli dèi, si gettò nel fiume Pattolo e si liberò da quel terribile potere.
Coloro che si sforzano a cercare le ricchezze, sono preda di smaniosa infelicità.
- Letteratura Latina
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