La storia in Marx
Karl Marx (1818-1883) concepisce la storia come un movimento dialettico mosso dalla vita materiale del genere umano. La storia è storia del modo di produzione e degli antagonismi che esso genera. Secondo il celebre incipit del “Manifesto del Partito Comunista” del 1848, “la storia di ogni società esistita sino a questo momento è storia delle lotte tra classi”: ciò significa che il movimento storico è animato dal conflitto e, in questo senso, è dialettico e, cioè, nega e supera le fasi precedenti. Un esempio di questa concezione è il passaggio realizzatosi dalla società feudale alla società borghese in cui sono entrati in azione meccanismi di ricomposizione delle classi sociali e di lotta da cui sono scaturiti nuovi rapporti sociali. La storia e il suo movimento, quindi, sono fondamentali nella teoria secondo cui Marx prevede il superamento della società borghese nella società comunista come prodotto di nuovi antagonismi che alla lotta tra il signore feudale contro il mercante borghese vede sostituirsi la lotta tra la nuova borghesia e il proletariato moderno. La concezione marxiana della storia è un’evoluzione della concezione della logica della dialettica hegeliana e usa le negazioni per descrivere i processi materiali della vita produttiva umana nel suo lungo percorso dalla fase preistorica, in cui vigeva una forma di “comunismo primitivo”, alla forma compiutamente storica, in cui dallo scontro tra le classi nascerà una nuova forma di “comunismo maturo”.
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