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La Tregua

Trama e analisi del romanzo La Tregua di Primo Levi.

Trama

La Tregua è il seguito di Se questo è un uomo. Il libro narra il lungo viaggio di ritorno che Primo Levi fece dal campo di concentramento di Auschwizt in Polonia, fino a Torino attraverso un lungo e tortuoso percorso fra vari paesi europei.

Il romanzo inizia con la liberazione del campo da parte dei russi nel gennaio del 1945. I prigionieri che sono sopravvissuti agli orrori dei lager sono finalmente liberi e possono tornare ad essere uomini. Durante i primi giorni la confusione è molta e i prigionieri vengono smistati in vari campi di raccolta. Levi conosce molte persone ma fra loro se ne ricorda una in particolare: Mordo Nahum, il Greco. L’incontro con lui fu fondamentale. Il Greco, ebreo di Salonicco, è un personaggio il cui ideale di vita si ispira ad un codice anarchico e mercantile fondato su pochi principi fondamentali fra cui “l’uomo è lupo all’uomo” e “guerra è sempre” . E’ un uomo di mezza età, che aveva vissuto molte avventure e sopravvissuto in varie guerre; era diventato un maestro nell’arte di arrangiarsi e di cavarsela anche nelle situazioni più difficili. L’incontro con il Greco, nonostante sia stato breve, è ricordato con molto affetto perché i suoi consigli aiutano Levi a tornare vivere dopo l’inferno del Lager.

Il primo luogo dove avviene una lunga sosta è Katowice, una cittadina poco distante da Cracovia, dove Levi trova ospitalità, grazie all’abilità del Greco, presso un gruppo di Italiani. Levi fa notare di come gli abitanti della città guardino i prigionieri: sanno già tutto degli orrori che avevano subito. Nel campo dove è ospitato, un ex lager trasformato dai russi in un campo di raccolta per persone di varie nazionalità, Primo fa molte conoscenze ed amicizie. Trova occupazione presso l’infermeria dove ottiene il compito di catalogare medicinali, e conosce qui Galina una giovane infermiera russa e un gruppetto di Italiani, ai quali rimarrà molto legato anche dopo il ritorno a casa. Fra essi ci sono il Colonnello Rovi, Daniele, Leonardo, Cravero, Cesare. Quest’ultimo è un italiano ebreo proveniente anch’egli dal lager di Buna-Monowitz, e più precisamente dal campo da dissenteria dove era stato soccorso da Levi durante gli ultimi tragici giorni che precedettero l’arrivo dei Russi.

Tra i due ex compagni di prigionia si stabilisce un’amicizia profonda; di lui l’autore dice che “era un amico di tutto il mondo, non conosceva l’odio né il disprezzo, furbo e ingenuo, temerario e cauto, molto ignorante, molto innocente, e molto civile”. È Cesare che lo introduce nel mercato nero di Katowice e durante questo periodo di “imprese commerciali” acquista una relativa serenità.

Viene anche descritto come la vita torna a riprendere dopo la guerra: iniziano attività commerciali, le persone tornano alle loro piccole attività quotidiane, inizia la ricostruzione dei danni bellici e si cerca di dimenticare orrori e drammi appena passati. Nei mesi di permanenza a Katowice tutti seguono l’evolversi della guerra fino al giorno della sua conclusione, l’8 maggio 1945, che è accolto con grandi festeggiamenti, e un sempre più ardente desiderio di far ritorno a casa. Gli italiani partono poco dopo alla volta di Odessa per poi imbarcarsi su una nave che gli avrebbe riportati in Italia. Il viaggio però deve arrestarsi a causa di interruzioni sulla rete ferroviaria danneggiata dalla guerra e così sono inviati al campo di Staryje Doroghi in Bielorussia.

Durante la lunga marcia verso la “casa rossa” di Staryje Doroghi il gruppo di italiani fa un toccante incontro con gruppo di prigionieri tedeschi. Questi, affamati e distrutti dal lavoro, chiedono un pezzo di pane, tutti rifiutano ad eccezione di Daniele, unico sopravvissuto all’eccidio del ghetto di Venezia, che offe loro il pane ma pretende che questi si inchinino ai suoi piedi.

Il lungo soggiorno a Staryje Doroghi è rilassante e trascorso nell’ozio ma con una crescente malinconia di tornare a casa e rivedere i propri familiari. Incontra per l’ultima volta il Greco, che finalmente può far ritorno a casa, rafforza il legame d’amicizia con i suoi compagni di viaggio
Dopo il lungo stazionamento in quel campo il gruppo di Italiani parte alla volta dell’Italia ma li deve attendere ancora un lungo e snervante viaggio. A causa dei danni causati dalla guerra alle ferrovie il convoglio compie un percorso tortuoso attraverso vari paesi e paesaggi dell’Europa: dalle sconfinate pianure della Russia, alle “familiari” colline della Romania, alle fertili pianure ungheresi, alle Alpi di Austria e Germania dove arrivando a Monaco non può fare a meno di pensare che tutto era partito da lì. Girando per le vie della città distrutta e incontrando i pochi sopravvissuti vorrebbe fare mille domande ma nessun tedesco osa guardare il gruppo di ex-deportati ebrei. Dopo un mese di viaggio Levi arriva alla tanto sospirata Italia, e il 19 ottobre 1945 a Torino, dove può riabbracciare i suoi cari. Egli resta ancora in contatto con i suoi compagni di viaggio, e con alcuni di questi diviene anche amico.

Levi ha modo di vedere un’Europa distrutta che si sta appena riprendendo da una lunga guerra che aveva portato innumerevoli drammi, morti e distruzioni come mai prima nella storia. Le persone spesso colpite dalla distruzione di tutti i loro averi e dalla perdita dei loro cari tornano a sperare e ad avere voglia di vivere. Egli arrivato a casa ha ancora i segni indelebili di ciò che aveva subito e la memorie degli orrori del lager lo tormenteranno per tutta la vita.

Commento

Con questo romanzo Levi oltre a raccontare la sua personale odissea attraverso l’Europa, ci parla di come i sopravvissuti dei lager siano tornati a vivere dopo che era stato loro cancellato tutto ed erano stati ridotti a larve.
Durante questa odissea c’è chi intraprende la strada del commercio per procurarsi del denaro con il quale sopravvivere, e chi ruba; ma nello stesso tempo si mescolano tra di loro, si aiutano l’un con l’altro e si compatiscono: sono così “tornati ad essere delle persone” con sentimenti, emozioni, desideri, in quanto possono finalmente pensare e riposare.

Più si avvicinano alle proprie terre e più sono assaliti da sentimenti opposti: l’ottimismo e l’angoscia che qualcosa possa impedire loro il rimpatrio: infatti, all’inizio sono increduli del loro arrivo, ma infine riacquistano la loro sicurezza.

Nel romanzo non ci viene descritta solo una “ricostruzione morale” delle persone, ma anche quella materiale di paesi, case, infrastrutture, traffici e commerci di un’Europa distrutta dalla guerra.
Lo stesso autore ci spiega i motivi per cui ha dato al libro il titolo La tregua, nelle pagine conclusive, quando rammenta le sensazioni che ha provato con i suoi compagni di viaggio nel momento in cui il treno è entrato in Italia. La tregua è infatti un’odissea, il ritorno inteso come travaglio interiore, lotta contro i ricordi, la ricerca della propria persona, dell’integrità umana calpestata ed avvilita.
Ma la tregua è anche il ritorno alla “normalità” conquistata e assaporata a poco a poco nel corso di un viaggio di circa cinquemila chilometri in quasi nove mesi: un viaggio di nove mesi per il ritorno alla vita.
Ma il ritorno alla vita sarà sempre dominato dal ricordo indelebile di Auschwitz.

  • 900
  • Primo Levi
  • Letteratura Italiana - 900

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