Corvus, cum caseum suavis odoris et saporis de fenestra rapuisset in procerae arboris ramo consederat ut praedam suam placide comederet. Eum cum vidisset vulpes et caseum sibi eripere optaret, ad arborem accessit et verbis blandis sic dixit, ut corvus os aperiret et caseum dimitteret: «Nulla avis,corve, te pulchrior est nec tecum pulchritudine certare potest. Nitor pennarum tuarum splendorem ceterarum volucrum superat. Si vocis tuae suavitas similis venustati pennarum est, longe ceteras aves superas».Cum vulpis fallacibus verbis credidisset, stultus corvus os aperuit ut ei ostenderet quae esset vox sua, sed caseum de ore demisit. Hunc callida vulpes statim rapuit et avidis dentibus devoravit . Tunc corvus, cum dolum eius et stultitiam suam animadvertisset, frustra ingemuit.
Versione tradotta
Un corvo, dopo aver rubato da una finestra un pezzo di formaggio dal soave profumo e sapore, si era appollaiato sul ramo di un albero per mangiare beatamente il suo bottino. Una volpe, avendolo visto e desiderando prendere per sé il formaggio, si avvicinò allalbero e con parole carezzevoli parlò perché il corvo aprisse la bocca e lasciasse cadere il formaggio.O corvo, nessun uccello è più bello di te, né può gareggiare con te in bellezza. Lo splendore delle tue penne supera quello di tutti gli altri volatili. Se la dolcezza della tua voce è simile alla grazia delle tue penne, tu di gran lunga superi tutti gli uccelli!. Avendo creduto alle parole ingannatrici della volpe, lo stolto corvo aprì la bocca per mostrarle quale fosse la sua voce, ma laciò cadere il formaggio dal becco. Subito lastuta volpe lo afferrò e con le avidi fauci lo divorò. Allora il corvo, essendosi accorto dellinganno della volpe e della sua stoltezza, invano gemette.
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