Polyphemus cyclops, Neptuni filius, qui media fronte unum oculum habebat et carnem humanam edebat, Ulixem cum sociis in spelonca inclusit. Ulixes tunc vino Cyclopem inebriavit dixitque: “Mihi nomen Nemo est”; postea eum excaecavit. Itaque cum oculum Polyphemi trunco ardenti Ulixes sociique exurerent, ille clamore suo ceteros Cyclopas convocavit dixitque: “Nemo me excaecat!”. Illi responderunt: “Si nemo te excaecat, Iuppiter unus potest te servare”. Ita Polyphemum neglexerunt. At Ulixes socios suos ad pecora adligavit et ipse ad arietem: ita Ulixes se sociosque liberavit.
Versione tradotta
Il ciclope Polifemo, figlio di Nettuno, che aveva in mezzo alla fronte un occhio e mangiava carne umana, chiuse nella caverna Ulisse con i compagni. Ulisse allora ubriacò il ciclope con il vino e disse: "Il mio nome è Nessuno"; dopo lo accecò. Così, mentre Ulisse e i compagni bruciavano con un tronco ardente l'occhio di Polifemo, quello, con il suo grido chiamò gli altri ciclopi e disse: "Nessuno mi acceca!". Quelli risposero: Se nessuno ti acceca, solo Giove ti può salvare". Così abbandonarono Polifemo. E Ulisse legò i suoi compagni alle pecore e egli stesso ad un ariete: così Ulisse liberò sé stesso e i compagni.
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