Anno sexagesimo quinto post Christum natum, Nerone imperante,Romae auctore C. Calapurino Pisone coniuratio facta est, ob quam multi et clari viri mortem occubuerunt.Flavii Scaevini senatoris libertus, cum ad Neronem se contulisset,Pisonis coniurationem denuntiavit.Coniurabant enim et nonnulli senatores, et consules designati, et plebis tribuni, et clari viri docti, ut Lucanus poeta atque Seneca philosophus. At,patefacta coniuratione, multi coniurationis participes,certi vel suspecti tantum, capite damnati sunt aut exilio multati.Eorum autem quidam supplicium non exspectaverunt et mortem sibi consciscere maluerunt:in his Seneca, qui in praedio apud Cumas venas exsolvit et Stoicorum more e vita excessit. Post coniurationem vero suspicacior et crudelior Nero factus est: nam nonnulli cives Romani minimis indiciis capite damnabantur vel omnia bona ammittebant.
Versione tradotta
Nellanno sessantacinque dopo la nascita di Cristo, sotto il regno di Nerone, a Roma per istigazione di C. Calpurnio Pisone fu fatta una congiura, a causa della quale molti [e] famosi uomini incontrarono la morte. Un liberto del senatore Flavio Scevino, essendosi recato da Nerone, annunciò la congiura di Pisone. Congiuravano infatti sia alcuni senatori, sia consoli designati, sia tribuni della plebe, sia famosi uomini colti, come il poeta Lucano e il filosofo Seneca. Ma, svelata la congiura, molti partecipanti della congiura, certi o solo sospettati, furono condannati a morte o puniti con lesilio. Alcuni di loro, invece, non attesero la pena e preferirono darsi la morte: tra questi [vi è] Seneca, che si tagliò le vene nel suo podere presso Cuma e morì secondo lusanza degli Stoici. Dopo la congiura in realtà Nerone divenne più sospettoso e più crudele: infatti alcuni cittadini romani per minime denuncie furono condannati alla morte o persero tutti i loro beni.
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