L’adolescenza è il periodo più difficile, più delicato e più tormentato dell’esistenza umana, in cui il corpo e la mente vanno incontro ad una metamorfosi, che causa un comprensibile disagio psicologico, disagio che può prendere le forme passeggere dell’ansia o della depressione, o quella grave dell’anoressia. Il termine anoressia significa mancanza di appetito; questa malattia colpisce con sempre maggiore frequenza le ragazze. L’assenza di appetito è solo la facciata esteriore di un problema psicologico molto grave, che nasce o perché c’è un rapporto conflittuale con i genitori o perché la ragazza non riesce ad accettare se stessa e le trasformazioni del proprio corpo o ha un desiderio di autodistruzione o perché vuole un fisico snello come lo stereotipo della donna imposta dai mezzi di comunicazione di massa. Questa patologia all’inizio si manifesta con il desiderio ossessivo di dimagrire e poi con l’intraprendere una dieta ferrea per arrivare al peso forma. Ma una volta raggiunto lo scopo, la ragazza decide di continuare a dimagrire, ossessionata dalla sua “grassezza”. Il fatto di vedersi sempre grassa non è un capriccio, purtroppo, ma la percezione distratta che la ragazza ha del proprio corpo; e la mancanza di appetito, in realtà, non esiste, perché l’anoressica è presa da attacchi di bulimia, cioè di fame vorace, con assalti al frigorifero; seguiti subito da vomito che lei stessa si procura. La decisione di dimagrire è portata avanti dall’anoressica con estremo rigore e con volontà ferrea fino al completo deperimento dell’organismo, dell’autodistruzione: all’inizio gli effetti non si vedono, perché l’organismo consuma le riserve di grasso, ma successivamente sono le fasce muscolari ad essere attaccate; infine gli organi interni, che vengono danneggiati irreparabilmente, in particolare l’apparato genitale con la scomparsa del ciclo mestruale. E così la forza, le energie, che all’inizio sembravano moltiplicarsi proprio in virtù della grande capacità di autocontrollo, pian piano diminuiscono assieme alla lucidità e all’intelligenza, ed al posto della vivacità e dell’attivismo subentrano l’apatia, la malinconia, la chiusura totale nei confronti degli altri. Quando si arriva all’ultimo stadio, è necessario il ricovero in ospedale per cercare di salvare la ragazza. Poiché, però, l’anoressia è un problema psicologico, è bene intervenire ai primi sintomi della malattia, consultando uno psicologo; ma spesso gli stessi genitori non si rendono conto della gravità della malattia, né credono che si tratti di un disturbo psicologico, per cui non sempre sono all’altezza di aiutare la figlia ad uscire da questo terribile tunnel. Quando poi a scatenare l’anoressia è la presenza ingombrante, invadente, di uno o di entrambi i genitori, per cui la personalità della ragazza rimane schiacciata, i genitori possono aiutare la figlia solo se fanno autocritica: ciò avviene molto difficilmente, perché non accettano di mettere in discussione se stessi, il loro comportamento, il loro ruolo, in pratica la loro vita e non riescono a concepire di avere delle responsabilità, delle “colpe”. Il problema dell’anoressia deve essere risolto a monte, cioè le giovani devono capire e devono essere consapevoli che diventando anoressiche danneggiano solo se stesse e non danno prova né di maturità, né di forza di volontà, né tantomeno di intelligenza.
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