L’APPRENDIMENTO DAL PUNTO DI VISTA COGNITIVO. Sulla scie delle ricerce sviluppate in ambito comportamentale e che vedono i loro cardini nel condizionamento classico e nel condizionamento operante, la psicologia cognitivo-sociale si apre all’ipotesi che l’apprendimento sia un fenomeno non comprensibile appieno senza che si considerino anche i processi cognitivi che vi stanno alla base. Non viene quindi negata l’importanza della “storia di rinforzi” nella creazione di un’associazione fra uno stimolo e una risposta, quanto il suo peso nell’apprendimento inteso come fenomeno più ampio. Partendo da una matrice fisiologica e comportamentale infatti, le teorie dell’apprendimento precedenti le ricerche cognitivo-sociali non tenevano in considerazione gli aspetti legati al funzionamento mentale di un soggetto. Veniva quindi sottovalutata l’importanza di processi cognitivi quali, ad esempio, l’aspettativa della ricezione di una ricompensa. Proprio a questo proposito, Tolman e Honzik hanno condotto degli esperimenti i cui risultati hanno portato alla teorizzazione dell’apprendimento latente: tale apprendimento si caratterizza per il fatto che non viene presentato finchè una qualche forma di rinforzo o incentivo non attiva la sua espressione. In poche parole, l’apprendimento latente è un comportamento acquisito ma non ancora manifestato in quanto tale.
APPRENDIMENTO COGNITIVO: ESPERIMENTO. In un esperimento, furono presi tre gruppi di topi ai quali veniva permesso, una volta al giorno per diciassette giorni, di vagare per un labirinto predisposto all’osservazione. Il primo gruppo di topi non ricevette mai una ricompensa al termine del labirinto, il secondo gruppo fu sempre ricompensato con del cibo posto alla fine del dedalo e il terzo gruppo cominciò ad ottenere la ricompensa solo a partire dall’undicesimo giorno. I risultati furono sorprendenti: i topi del primo gruppo erano sempre molto incerti e lenti nel percorrere il tragitto, quelli del secondo gruppo appresero molto più velocemente il percorso corretto e commisero un numero proporzionalmente minore di errori di volta in volta, mentre il terzo gruppo, composto inizialmente da topi che non venivano ricompensati al termine del tragitto e che quindi si muovevano più o meno casualmente nel labirinto, eguagliò quasi immediatamente il gruppo dei topi ricompensati fin dal primo giorno non appena cominciarono ad essere gratificati dal cibo. Perché?
La risposta degli sperimentatori fu che i topi del terzo gruppo avevano già appreso, nei dieci giorni precedenti l’aggiunta della ricompensa, la morfologia del labirinto attraverso la creazione di una mappa cognitiva, ovvero di un’immagine mentale costituita in questo caso dalle posizione dei vicoli ciechi e dalle direzioni da prendere; solo che tale apprendimento doveva esser reso manifesto attraverso l’offerta di un rinforzo o di un incentivo.
Dalla psicologia cognitivo-sociale ci giunge un altro importante contributo circa la comprensione dell’apprendimento; è infatti ad Albert Bandura che dobbiamo la scoperta dell’apprendimento osservativo, così chiamato poiché deriva dall’osservazione del comportamento messo in atto da un modello. In un esperimento, venne mostrato a dei bambini un filmato che ritraeva un adulto nell’atto di colpire con violenza una bambola gonfiabile e, successivamente, venne data loro la possibilità di giocare col medesimo manichino. Si osservò come la grande maggioranza dei bambini mise in atto gli stessi comportamenti aggressivi che avevano visto agire precedentemente all’adulto nel filmato. Questo tipo di apprendimento si articola, secondo Bandura, in quattro tappe (la percezione delle caratteristiche salienti del comportamento di un modello, il ricordo di tale comportamento, la sua riproduzione, e la motivazione al suo apprendimento e alla sua esecuzione futura), ed è fortemente influenzato dal fatto che il modello sia ricompensato o meno per il suo comportamento.
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