Astrologus transigere nocturnas oras solebat contemplans candidam lunam et astra splendida in caelo. Quare noctu per agros ambulabat neque viam inspiciebat, sed unum caelum. Sed olim fossam apud viam non vidit et in lutum cecidit. Clamabat miser et auxilium petebat. Paulo post miser agricola fessus in parvam casam revenit et querellas astrologi audivit: «Adiuvate me miserum, – exclamabat doctus vir – quia sine auxilio e fossa evadere non possum!». Appropinquavit agricola et docto astrologo dixit: «Cur caelum et lunam et astra suspicis, neque proxima pericula in terra aspicis? Semper in angustias incaute cades. Verte oculos a caelo in terram: sic in nullum periculum induceris!».
Versione tradotta
Un astrologo era abituato a trascorrere le ore notturne osservando la bianca luna e le splendide stelle in cielo. Perciò durante la notte camminava per i campi e non guardava attentamente il percorso, ma il solo cielo.
Ma una volta non vide una fossa lungo il percorso e cadde nel fango. Il povero urlava e chiedeva aiuto.
Poco dopo un povero contadino ritornò stanco nella piccola capanna e udì le lamentele dell'astrologo: "Aiutate me misero" - esclamava l'uomo dotto - "Perché non posso uscire dalla fossa senza aiuto!". Il contadino si avvicinò e disse al dotto astrologo: "Perché contempli il cielo la luna e le stelle, e non vedi gli imminenti pericoli sulla terra? Tu imprudentemente cadrai sempre nelle strettoie. Volgi lo sguardo dal cielo alla terra: così non sarai indotto in alcun pericolo".
- Letteratura Latina
- La Lingua delle Radici 1
- Versioni dai Libri di Esercizi