ATTIVITA’ PRIMARIE ANTICHE. L’uomo fin dai tempi più antichi per sopravvivere doveva essere capace di procurarsi vestiti, cibo e riparo; naturalmente tutto ciò richiedeva un attento controllo del territorio. Sin dai tempi del paleolitico l’uomo organizzato in gruppi di nomadi cacciava e raccoglieva i frutti che la terra offriva. Successivamente nel corso del neolitico si iniziò sviluppare l’agricoltura e la domesticazione degli animali, anche il territorio subì trasformazioni dove la pratica del disboscamento creava sempre di più spazi per il pascolo o per la coltura del suolo. Le notizie inerenti alla vita che praticava l’uomo primitivo ci vengono fornite dai reperti archeologici rinvenuti grazie agli scavi effettuati in grotte dove emersero numerosi oggetti, resti di alimenti e tracce di focolari, grazie ai quali è possibile ricostruirne la storia. Altre notizie ci vengono fornite tutt’oggi, da alcune tribù dell’Amazzonia o del continente australiano che ancor’oggi vivono allo stato paleolitico.
ATTIVITA’ PRIMARIE NEL PALEOLITICO. L’uomo del paleolitico viveva o all’aperto realizzando ripari con tronchi e frasche oppure in caverne. Il cibo e i vestiti venivano procurati cacciando, con le pelli di animali si coprivano e la parte commestibile veniva mangiata e con le ossa venivano realizzati utensili; altro alimento era dato dal raccolto di piante commestibili che una volta individuate venivano recitante e protette da animali erbivori; una volta maturate le piante le donne provvedevano al raccolto che veniva posto in otri di pelle o altri recipienti. Una volta ottenuto il raccolto il campo veniva abbandonato e se nella zona non vi era molta selvaggina; la tribù cambiava zona insediandosi in un altro territorio; ogni tribù aveva il proprio territorio di caccia, ad ogni sesso ed età spettava un determinato ruolo, tramandandolo di generazione in generazione secondo la propria tradizione. Ogni tribù era composta da un capo che si occupava della caccia e del combattimento; mentre alle donna spettava il compito di occuparsi del raccolto; mentre il ruolo intermediario era svolto da chiunque riuscisse ad entrare in rapporto con la divinità. La cultura veniva tramandava oralmente e ciò manteneva inalterato il loro modo di pensare e di comportarsi, di fatti si trattava di una società statica dove i cambiamenti erano rari.
ATTIVITA’ PRIMARIE NEL NEOLITICO. Nel Neolitico assistiamo al passaggio dallo sfruttamento distruttivo,tipico della caccia e della raccolta, allo sfruttamento conservativo tipico dell’allevamento e dell’agricoltura dove le risorse utilizzate vengono rinnovate. Per quanto riguarda l’allevamento le tribù sceglievano le aree più ricche di acqua. In Siria, In Persia e nella penisola Anatolica si sviluppò l’allevamento di maiali, pecore, capre, bovini e asini; mentre in Egitto e nell’Asia orientale e meridionale si sviluppò l’allevamento di oche, anatre e galline e nelle aree mediterranee quella di bovini, maiali, capre e pecore. Nell’Asia centrale e occidentale si iniziò con l’addomesticazione del cammello, dromedario e cavallo. Tutta questa produttività portò ad un aumento della popolazione. Il bestiame nelle tribù iniziò ad essere considerato sacro e talvolta poteva essere toccato solo dagli uomini; la ricchezza veniva infatti misurata sulla base del bestiame che si possedeva, con tale ricchezza si poteva “ comprare” una donna in sposa, offrendo in cambio capre, pecore o buoi. Lo sviluppo portò l’uomo a modificare l’ambiente. Inizialmente gli agricoltori si limitavano a proteggere dagli animali i campi; successivamente anche la terra venne divinizzata dalla Dea Madre dove veniva associata la fertilità della donna con la fertilità dei doni che la terra offriva.
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