Eduardo De Filippo è uno dei giganti del teatro italiano del Novecento: le sue commedie continuano a emozionare e a lasciare il segno ancora oggi, testimoniando il suo immenso e immortale talento. Figlio d’arte ‒ suo padre è il celebre attore e commediografo Eduardo Scarpetta ‒ ha saputo trasformare la tradizione teatrale napoletana in qualcosa di unico e moderno. Oltre a essere stato un grande drammaturgo, è stato anche attore, regista e sceneggiatore, tanto da ricevere, nel 1952, il Nastro d’Argento per la miglior sceneggiatura con il film Due soldi di speranza.
La nuova comicità napoletana e i fratelli De Filippo
Per capire l’evoluzione della comicità napoletana del Novecento, bisogna guardare alla storia dei tre fratelli De Filippo: Eduardo, Peppino e Titina che, con il loro talento, hanno rivoluzionato il teatro comico e influenzato intere generazioni di attori e autori italiani.
Eduardo, Peppino e Titina nacquero dall’unione tra Luisa De Filippo, sarta teatrale, ed Eduardo Scarpetta, già sposato con Rosa De Filippo, zia di Luisa. La prima a nascere fu Titina, il 27 marzo 1898, seguita da Eduardo, il 24 maggio 1900, e infine Peppino, il 24 agosto 1903.
La storia è segnata dal teatro fin dalle origini: Eduardo era un punto di riferimento del teatro napoletano e i suoi figli raccolsero la sua eredità con passione e determinazione, lasciando un segno indelebile nella cultura italiana.
I tre fratelli non erano solo grandi attori, ma artisti completi: scrittori, poeti, pittori, registi e direttori di compagnia. Insieme, fondarono il Teatro Umoristico che conquistò il pubblico con spettacoli che sbancavano sempre i botteghini. L’unione dei fratelli De Filippo fu fortissima per anni, fino a quando divergenze artistiche e personali li portarono su strade diverse. Ancora oggi, il loro contributo al teatro italiano rimane immenso e ineguagliabile.
La vita dei tre fratelli, tra segreti, teatro e una pesante eredità
Per anni il legame tra i De Filippo e Scarpetta rimase un segreto non ufficiale. A Napoli tutti sapevano, ma nessuno ne parlava apertamente. Fu solo nel 1972 che Peppino, ormai affermato attore, rivelò pubblicamente la verità: lui, Eduardo e Titina erano i figli naturali del grande Scarpetta. La notizia, pur essendo da sempre sottintesa negli ambienti teatrali, fece un grande scalpore.
I tre fratelli crebbero a Napoli, nel quartiere Chiaia, anche se Peppino trascorse i primi anni lontano da Eduardo e Titina, affidato a una donna di Caivano. Nonostante le difficoltà, il teatro fu sempre presente nelle loro vite e Scarpetta, che per loro era “lo zio”, li introdusse giovanissimi alla scena: il debutto avvenne con Miseria e Nobiltà, la celebre commedia che Eduardo De Filippo ripropose con successo nel 1953, lasciando un’impronta indelebile nella storia del teatro.
Il 29 novembre 1925 si spense Eduardo Scarpetta, colpito da una grave trombosi cerebrale e poi da una polmonite. La sua eredità artistica continuerà a vivere attraverso i figli e le pagine che avrebbero scritto negli anni a venire. L’uomo si era sempre preso cura economicamente di Luisa De Filippo e dei tre figli, ma alla sua morte la situazione cambiò drasticamente: nel testamento lasciò alla donna un vitalizio di 200 lire al mese e il mobilio della casa, ma nulla ai figli, che non erano mai stati riconosciuti legalmente.
La nascita del Teatro Umoristico De Filippo
Fin da piccoli, Titina, Eduardo e Peppino dimostrarono un talento naturale per la scena. La loro carriera iniziò dopo anni di gavetta, prima sotto la guida del padre e poi di Vincenzo Scarpetta, figlio ed erede ufficiale di Eduardo. Il passo decisivo arrivò nel 1931, quando i tre fondarono il Teatro Umoristico De Filippo: Eduardo ne era il direttore artistico, Peppino amministrava la compagnia e Titina era la protagonista indiscussa sul palco.
Affermarsi non fu semplice, ma grazie a un teatro innovativo e a una comicità intelligente conquistarono prima Napoli e poi tutta l’Italia diventando in pochi anni un punto di riferimento per la scena teatrale nazionale. L’idillio si spezzò nel 1942, quando un litigio insanabile tra Eduardo e Peppino segnò la fine della loro collaborazione: i due presero strade separate e non si parlarono per decenni.
La fine di un’epoca: l’addio ai fratelli De Filippo
Titina fu la prima a spegnersi: nel 1963, a soli 65 anni, il suo cuore malato smise di battere; Peppino invece morì il 26 gennaio 1980, stroncato da una grave malattia al fegato. Poco prima di andarsene, dopo 40 anni di silenzio, si era finalmente riconciliato con Eduardo che visse fino al 31 ottobre 1984, spegnendosi all’età di 84 anni. Un mese prima della morte, al Teatro Greco di Taormina, aveva pronunciato un discorso rimasto nella storia, un testamento morale in cui raccontava la sua vita dedicata al teatro e presentava il suo erede: Luca De Filippo, suo figlio, nato nel 1948.
Il mito dei fratelli De Filippo è stato celebrato anche dal cinema. Tra i film dedicati alla loro storia spiccano “Qui rido io” di Mario Martone e “I fratelli De Filippo” di Sergio Rubini, entrambi usciti nel 2021; numerosi documentari hanno poi approfondito la vita e l’eredità artistica di Eduardo.
Eduardo e la sua famiglia: le gioie e i dolori di un attore
Eduardo De Filippo si sposò tre volte. La sua prima moglie fu Dorothy Pennington, con cui rimase dal 1928 al 1952, ma non ebbero figli; la seconda, Thea Prandi, gli diede due bambini: Luisella e Luca. Purtroppo, Luisella morì improvvisamente all’età di 10 anni, mentre era in vacanza: le cause della morte restano tutt’ora incerte, tra ipotesi di un problema alla ghiandola del timo o un’emorragia cerebrale.
Luca, segnato da questa tragedia e dalla successiva perdita della madre, trovò nel teatro un rifugio e una passione. Dopo il liceo, divenne un attore e regista di successo fino al 2015, quando la sua carriera si interruppe bruscamente a causa della sua prematura scomparsa.
L’ultima compagna di Eduardo fu Isabella Quarantotti, che gli rimase accanto fino alla fine, condividendo con lui gli anni della maturità.
Il genio teatrale che sfida il tempo: le commedie di Eduardo de Filippo
I capolavori teatrali di Eduardo De Filippo resistono al passare del tempo e continuano a conquistare generazioni di spettatori. Decidere quale sia la sua miglior opera resta un’impresa ardua, dato che ogni sua commedia napoletana rappresenta un autentico gioiello artistico. Tra tutte, “Natale in casa Cupiello” spicca per popolarità, ma il suo repertorio offre molti altri tesori che meritano attenzione.
Le commedie di Eduardo de Filippo: “Natale in casa Cupiello”
“Natale in casa Cupiello” ha segnato l’inizio del teatro umoristico napoletano quando debuttò al Kursaal di Napoli il 25 dicembre 1931, diventando il primo grande successo della compagnia. Al centro della trama troviamo Luca, dedito alla creazione del presepe natalizio nonostante l’indifferenza della moglie Concetta e del figlio Tommasino – un giovane svogliato perennemente in conflitto con lo zio Pasqualino. Le festività in casa Cupiello sono tutt’altro che serene, specialmente con la figlia Ninuccia decisa ad abbandonare il marito Nicolino per il suo amante Vittorio. Curiosità: nell’opera si nascondono molti elementi autobiografici, a partire dai nomi dei protagonisti Luca e Concetta, che richiamano i nonni dell’autore.
“Napoli milionaria!”
Nel 1945, al culmine della sua maturità artistica, Eduardo scrisse “Napoli milionaria!”. Ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, racconta di Amalia Jovine, costretta a contrabbandare cibo e caffè per sopravvivere nonostante la disapprovazione del marito Gennaro. Durante un’ispezione, lui si finge morto per proteggere la famiglia, ma finisce prigioniero e resta lontano per mesi. Al suo ritorno, trova una realtà irriconoscibile: la moglie attratta da Errico Settebellezze, la figlia Maria Rosaria incinta di un soldato, il figlio Amedeo diventato ladro, e la figlia più piccola gravemente malata, bisognosa di una medicina introvabile.
“Filumena Marturano”
“Filumena Marturano” è considerato uno dei massimi capolavori del teatro italiano novecentesco; debuttò nel 1946 con Titina De Filippo come protagonista. Eduardo, insoddisfatto della prima interpretazione della sorella, chiese una rielaborazione – fatto rarissimo per lui ‒ e nel gennaio 1947, finalmente soddisfatto, presentò l’opera al Teatro Eliseo di Roma, ottenendo un successo straordinario. La protagonista, un’ex-prostituta, finge di essere in punto di morte per sposare il pasticcere Domenico Soriano e garantirsi una vita agiata, ma il suo piano verrà presto scoperto.
“Gli esami non finiscono mai”
Nel 1973, Eduardo compose la sua opera finale: “Gli esami non finiscono mai”. In tre atti, segue le diverse fasi della vita di Guglielmo Speranza, un uomo ordinario che racconta la propria esistenza attraverso gli occhi di chi l’ha sempre giudicato – futuri suoceri, amici, familiari. Questa tragicommedia racchiude tutti i temi essenziali dell’arte di Eduardo, diventando il suo testamento artistico e una riflessione sulla continua prova che è la vita.
Oltre a queste, tra le commedie più note e ricordate di Eduardo De Filippo ricordiamo:
- Bene mio core mio del 1955
- Quei figuri di tanti anni fa del 1956
- La fortuna con la F maiuscola del 1959
- Questi fantasmi del 1962
- Ditegli sempre di sì del 1962
- Mia famiglia del 1964
- La paura numero uno del 1964
- La grande magia del 1964
- Non ti pago! del 1964
- Il sindaco del Rione Sanità del 1964
- Uomo e galantuomo del 1975
- Lu curaggio de nu pumpiero napulitano del 1975
- Le voci di dentro del 1978
- Il cilindro del 1978
- L’arte della commedia del 1978
- Gennariello del 1978
- Il berretto a sonagli del 1981
Vedi anche:
- Tesina Maturità su Antonio de Curtis, in arte Totò: collegamenti per tutte le scuole
- Antonio de Curtis: biografia di Totò
- Carlo Goldoni e la Riforma del Teatro
- Possibili tracce maturità: tutti gli anniversari
- Collegamenti Interdisciplinari Maturità: argomenti ed esempi per l’orale