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Le forme dello spirito e l'arte

Lo spirito e l'arte in Croce.

Lo studio della storia in tutte le sue estrinsecazioni, politiche e culturali, metteva Croce di fronte alla pluralità  di forme nelle quali di esplica l’attività  umana. Per cogliere la specificità  di ciascuna di esse, e i nessi che le collegano tra loro, egli impiegò la tecnica della collaborazione e delucidazione dei concetti, di ascendenza herbertiana. Si trattava, soprattutto, di isolare lo specifico di ciascuna forma, distinguendola da ogni altra, attraverso un procedimento di esclusione e di negazione, che evitasse sovrapposizioni e confusioni. Mediante questa tecnica della distinzione, Croce elaborò, a partire dal 1900, un vero e proprio sistema, da lui denominato la filosofia dello spirito. Per spirito si deve intendere non una entità  divina trascendente, ma l’attività  spiritualmente umana nella sua universalità , che travalica la dimensione finita dei singoli individui. Già  nell’ Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale, Croce formulava la teoria delle la quattro forme dello spirito, ossia dei modi in cui lo spirito, nel suo sviluppo storico, opera in maniera universale e costante. La prima distinzione ò tra la attività  teoretica e la attività  pratica dello spirito: mentre la prima riguarda la conoscenza, la seconda mira al perseguimento di fini attraverso l’azione. Ciascuna delle due si articola, a sua volta, in due forme: l’attività  teoretica in la estetica, ossia la conoscenza dell’individuale, e la la logica, ossia la conoscenza dell’universale; l’attività  pratica, invece, in la economia, consistente nella volizione particolare, cioò dell’utile, ed la etica, consistente nella volizione dell’universale, cioò del bene. I primi volumi costituenti la ” Filosofia dello spirito ” sono dedicati all’analisi di queste quattro forme. Qui proponiamo una griglia che riassuma le 4 forme dello spirito: ESTETICA ATTIVITA’ TEORETICA > LOGICA SPIRITO > ECONOMIA ATTIVITA’ PRATICA > ETICA La prima forma studiata da Croce ò l’estetica: oggetto di essa ò l’ la arte, che Croce interpreta come una forma di conoscenza. Il problema ò di individuare di che tipo di conoscenza si tratti: il metodo di Croce consiste nel procedere per negazioni ed esclusioni, confutando la identificazioni erronee dell’arte con altre attività  e manifestazioni della vita spirituale o sensibile. In primis, ò chiaro che essa non ò conoscenza dell’universale, la quale ò propria dell’intelletto e consiste nella produzione di concetti: questa ò oggetto della logica, mentre l’arte non ha bisogno di concetti. Ma non ò neppure la semplice sensazione di un fatto particolare o l’associazione di più sensazioni, nò la percezione di qualcosa come reale: nell’arte, infatti, ò secondaria ed estranea la distinzione tra quel che ò reale e quel che ò irreale. L’arte ò, invece, conoscenza intuitiva dell’individuale, attraverso la fantasia che si esprime nella produzione di immagini, per le quali ò irrilevante l’essere o no reali. Un mezzo sicuro secondo Croce per distinguere l’intuizione, che ò un atto spirituale, da tutto quel che ò meramente passivo, meccanico o naturale, come la percezione e la sensazione, consiste nel fatto che essa si oggettiva in un’espressione, ò espressione. Il che significa che lo spirito ” non intuisce se non facendo, formando, esprimendo ” in parole, suoni e colori e, dal momento che il linguaggio non ò puro suono, ma appunto espressione e perpetua creazione, come aveva mostrato Vico, estetica e linguistica fanno una cosa sola. Nell’atto estetico, l’attività  espressiva dà  forma al materiale offerto dalla sensazioni: l’arte ò, dunque, forma e non può essere ridotta all’imitazione passiva o alla riproduzione di una realtà  naturale esterna. L’attività  espressiva ò meramente interiore e non ha nulla a che fare con la sua estrinsecazione tecnica in opere o prodotti: questa dipende solo dalla necessità  pratica di riprodurre l’immagine formata interiormente per renderla disponibile a se stessi e comunicarla agli altri, ma non aggiunge nulla alla creazione artistica vera e propria. Da questo punto di vista perdono rilevanza le distinzioni tra le varie arti o tra i vari generi letterari, le quali sono classificazioni empiriche estrinseche rispetto all’unità  dell’espressione artistica, per la quale non ò essenziale il tradursi in immagini letterarie o musicali o pittoriche. Il la bello ò il valore dell’espressione, ossia coincide con l’espressione riuscita, e non può essere confuso con il piacevole o il sublime o il comico e così via, ossia con determinazioni puramente psicologiche. Nò si può parlare di un bello naturale, perchè ciò equivarrebbe ad attribuire alla natura una capacità  intuitiva ed espressiva, che invece ò propria dello spirito. Come si giudica una espressione bella, ovvero artistica? Secondo Croce questo può avvenire soltanto ripercorrendo e rivivendo interiormente il processo spirituale compiuto dall’ artista, servendosi del segno fisico, ossia dell’ opera che questi ha lasciato. Il che significa che l’ attività  giudicatrice (la gusto ) s’ identifica con l’attività  che produce (la genio ). Infatti, se se la produzione artistica fosse l’esito di un’ attività  del tutto diversa da quella del gusto, diventerebbe impossibile qualsiasi apprezzamento e valutazione di un’ opera d’ arte. Per giudicare un poeta bisogna, dunque, elevarsi alla sua altezza, far tutt’ uno con lui. Con queste considerazioni, Croce dava nuova legittimità  all’ esercizio della critica letteraria e artistica, che veniva a distinguersi dalla semplice erudizione o ricostruzione storica. In seguito, Croce tornò quasi ininterrottamente a riflettere sul fenomeno artistico, in numerosi saggi, dal Breviario di estetica (1912) alla raccolta intitolata La poesia (1936). Egli insiste sul fatto che l’ intuizione propria dell’ arte ha un carattere lirico, in quanto ò accompagnata dal sentimento: nell’ intuizione lirica ha luogo una sintesi a priori di sentimento e immagine, per cui senza immagine il sentimento ò cieco, mentre senza sentimento l’ immagine ò vuota, ossia si riduce a un vano fantasticare. Però non si tratta di un’ espressione sentimentale immediata, ancora aderente al particolare, bensì di un’ espressione che placa e trasfigura il sentimento, riannodando il particolare all’ universale: in questo consiste la peculiare forma di conoscenza propria della poesia. In tal modo, Croce respinge ogni concezione romantica della poesia come mera effusione di sentimenti e passioni e ravvisa, invece, in essa la catarsi delle passioni. A sua volta, la la critica, in quanto giudizio della poesia, si caratterizza come sintesi di sensibilità  e di pensiero. Come la fantasia si distingue dal pensiero, così l’ espressione poetica si distingue da quella prosastica, che non riguarda affetti o sentimenti, nè si traduce in immagini, ma si avvale di simboli o segni di concetti. Rispetto alla poesia, Croce distingue altre forme di espressione, che egli denomina la letteratura, le quali hanno valore in quanto fenomeni culturali e possono realizzarsi in opere didascaliche o di intrattenimento. Nessuna di tali forme di espressione ò di per sè il brutto: questo ò soltanto l’ attività  espressiva impacciata, il prodotto mal riuscito, ed ha la sua causa nell’ interferenza della volontà  che persegue fini pratici all’ interno del processo di formazione artistica. Emerge qui uno dei tratti che più hanno contribuito al successo dell’ estetica di Croce: la rivendicazione dell’ la autonomia dell’ arte. L’ arte non ò riducibile alle altre forme dello spirito e, pertanto, non può essere valutata secondo le categorie del vero, dell’ utile, del piacevole o del moralmente buono, proprie di tali forme. L’ arte può rappresentare contenuti che dal punto di vista morale sono riprovevoli, ma non perciò essa ò moralmente riprovevole. L’ arte ha, dunque, il proprio fine in se stessa e non possono venirle affidati compiti di istruzione o di educazione morale o politica.

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