Matteotti, deputato socialista, nel 1924 aveva pronunciato in parlamento una dura requisitoria nei confronti del regime, di cui aveva denunciato le violenze, spingendosi anche a contestare la validità delle elezioni svoltesi il 6 aprile in un clima di intimidazione. In un paese che non aveva dato segni di rivolta nei confronti del regime, che era rafforzato dal successo elettorale e dalla messa a tacere del movimento socialista e operaio, grazie alla repressione portata avanti dagli apparati statali fascistizzati, lo squadrismo fascista si ritenne forte e sicuro a tal punto da decidere di mettere a tacere una delle poche voci di protesta che ancora si levavano. Fu così che, nel giugno di quello stesso anno, un gruppo di squadristi rapì il deputato del partito socialista unitario e lo assassinò. Tale evento, con la successiva presa di responsabilità da parte di Mussolini, rappresentò uno spartiacque nella storia del fascismo, inaugurando una dittatura a viso aperto.
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