Ante omnia ne sit vitiosus sermo nutricibus: quas, si fieri possit, sapientes Chrysippus optavit; certe, quantum res pateretur, optimas eligi voluit. Et morum quidem in his haud dubie prior ratio est, recte tamen etiam loquantur.
Has primum audiet puer, harum verba effingere imitando conabitur, et natura tenacissimi sumus eorum quae rudibus annis percepimus: ut sapor, quo nova imbuas vasa, durat, nec lanarum colores, quibus simplex ille candor mutatus est, elui possunt. Et haec ipsa magis pertinaciter haerent quae deteriora sunt. Nam bona facile mutantur in peius: numquando in bonum verteris vitia? Non assuescat ergo, ne dum infans quidem est, sermoni, qui dediscendus sit.
Versione tradotta
Prima di tutto le nutrici non abbiano un linguaggio sconveniente: le quali, possibilmente, Crisippo le preferì colte; certamente, per quanto fosse possibile, volle scegliere le migliori. E la questione morale è senza dubbio preminente in queste cose, tuttavia parlino anche con rettitudine. Per primo il fanciullo ascolterà queste, le cui parole sarà costretto a ripetere imitando, e per natura siamo attaccatissimi alle cose che percepiamo in tenera età: come dura il sapore, del quale impregni recipienti nuovi, e come non si possono estinguere i colori della lana, con i quali è stato modificato il primitivo candore. E queste stesse tanto più si fissano in modo più forte quanto peggiori sono. Infatti facilmente le cose buone si trasformano in peggio: quando mai verterai i vizi in bene? Non si abitui dunque al linguaggio chi dovrà dimenticarlo, se ancora è un infante.
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