In Graecia Athenae aequis legibus florebant, at olim inverecunda libertas civitatem miscuit frenumque solvit pristinum licentia. Tum conspiraverunt factionum partes et arcem tyrannus occupavit Pisistratus. Propter miseram servitutem flebant Attici, qui aegre tolerabant insuetam sarcinam et adversam fortunam deplorabant; Aesopus talem tum fabellam narravit. Ranae, quae errabant in liberis paludibus, clamore magno regem ab Iove petiverunt: «Iuppiter, regem nobis mitte et dissolutos mores imperio compesce!» Deorum pater risit atque iis parvum tigillum dedit, quod subito vadi motu sonoque pavidas ranas terruit.
Versione tradotta
In Grecia Atene era prospera per le leggi giuste, ma un giorno la libertà incontrollata confuse la città e la permissività sciolse il freno antico. Allora i partiti delle fazioni cospirarono e il tiranno Pisistrato occupò l'acropoli. Piangevano per la triste schiavitù gli Attici, i quali a stento tolleravano l'insolito fardello e biasimavano la sorte avversa; Esopo allora raccontò questa favola. Le rane, che vagavano nelle libere paludi, chiesero a gran voce un re a Giove: "Giove, mandaci un re e frena con il comando i costumi dissoluti!". Il padre degli dèi rise e diede loro un piccolo tronco, che all'improvviso, con il movimento della sabbia e il rumore, spaventò le rane paurose.
- Letteratura Latina
- Lingua Magistra 1
- Versioni dai Libri di Esercizi