Ranae in limo iacebant diu, sed forte una tacite extollit e stagno caput et regem vidit; tum cunctas evocavit, quae sine timore certatim adnataverunt et supra lignum insiluerunt; tum tigillum contumeliis inquinaverunt, postea ad Iovem miserunt suos legatos qui alium regem rogaverunt: «Iuppiter, nobis donavisti vanum regem: alium mitte!» Tum deorum rex misit iis hydrum, qui dente aspero multas corripuit ranas. Frustra dolorem et mortem fugitaverunt; vocem timor praecludit. Furtim igitur Mercurio mandata ad Iovem5dederunt: «Iuppiter, miseris nobis succurre!6» Tunc contra deorum pater respondit: «Vestrum bonum non toleravistis, nunc malum tolerabitis». «Vos quoque, o Athenarum cives – dicit Aesopus – tyrannum sustinete, aliter aliud malum vobis comparabitis».
Versione tradotta
Le rane giacevano a lungo nel fango, ma per caso una in silenzio tolse la testa dallo stagno e vide il re; allora chiamò tutte, le quali senza timore nuotarono a gara e saltarono sopra il legno; allora ricoprirono di ingiurie il tronco, poi mandarono a Giove i loro legati che chiesero un altro re: "Giove, ci hai donato un vano re: mandane un altro!". Allora il re degli dèi mandò a loro un serpente, che con il dente aguzzo assalì molte rane. Invano cercarono di evitare morte e dolore; la paura tolse il fiato. Allora, di nascosto, diedero a Mercurio messaggi per Giove: "Giove. soccorri noi misere!". Allora il padre degli dèi al contrario rispose: "Non avete sopportato il vostro bene, ora sopporterete il male". "Anche voi, o cittadini di Atene - dice Esopo - sopportate il tiranno, altrimenti vi procurerete un altro male".
- Letteratura Latina
- Lingua Magistra 1
- Versioni dai Libri di Esercizi