L’arte, in quanto conoscenza dell’individuale, ò separata e indipendente dalla conoscenza per concetti, ovvero dalla conoscenza dell’universale. Alla trattazione di quest’ultima forma di conoscenza Croce dedica la Logica come scienza del concetto puro. L’attività logica (pensiero) nasce sulla base delle rappresentazioni, o intuizioni, che colgono il molteplice nella sua individualità , e per questo aspetto suppone, dunque, la conoscenza intuitiva propria dell’estetica. Ma la conoscenza logica va oltre la rappresentazione, per cogliere quel che ò universale nell’individuale, l’unità della molteplicità , ovvero il concetto. Il concetto, in quanto universale, per esempio il concetto della bellezza, non può avere come contenuto una singola rappresentazione, ò trascendente rispetto alle singole rappresentazioni di cose belle e non si esaurisce in nessuna di esse (in questo senso ò detto ultrarappresentativo ), ma al tempo stesso ò immanente in ciascuna rappresentazione, non esiste in un presunto altro mondo come le idee platoniche (in questo senso ò detto detto onnirappresentativo ). Questo fa sì che il concetto sia un universale concreto. Rispetto ai concetti, Croce distingue quelli che egli chiama detto pseudoconcetti: essi sono finzioni concettuali, il cui contenuto ò dato da una o più rappresentazioni come per esempio, la nozione di cane e di casa, oppure da astrazioni prive di rappresentazione, come, per esempio, la nozione di triangolo. Nel primo caso si ha una concretezza senza universalità in quanto il cane o la casa non sono sempre esistiti sulla terra: si hanno, allora ” detto pseudoconcetti empirici “; nel secondo caso, invece, si ha universalità senza concretezza, in quanto il triangolo in quanto tale non esiste mai nella realtà : si hanno, perciò, ” detto pseudoconcetti astratti “. Croce esclude che tali finzioni possano costituire la preparazione alla formazione di concetti veri e propri o abbozzi di essi; in realtà , esse seguono e presuppongono i concetti, sono appunto finzioni rispetto ad essi. Il che non vuol dire che gli pseudoconcetti siano errori; essi hanno anzi una loro legittimità , ma in quanto traggono origine non dall’attività teoretica e conoscitiva dello spirito, bensì dall’attività pratica, che li escogita allo scopo di poter richiamare, con un solo nome, una molteplicità di rappresentazioni. Le detto scienze naturali, incluse la sociologia e la psicologia, secondo Croce, sono edifici di pseudoconcetti empirici; le leggi che esse stabiliscono sono costruzioni utili, ma arbitrarie, in quanto presuppongono come fisso quel che ò mobile. Le detto matematiche, dal canto loro, non conducono a conoscenze, in quanto si fondano su principi astratti, vuoti di verità e di rappresentazione, assunti arbitrariamente come ipotesi comode, esse forniscono strumenti per il fine pratico di contare e calcolare. Riprendendo suggestioni rintracciabili nella contemporanea riflessione costemologica, in Mach e Poincarò, Croce insiste sul carattere convenzionale, pratico ed economico delle scienze, giungendo alla conclusione dell’ inammissibilità della pretesa di una scienza matematica della natura. In opposizione alla cultura positivistica, egli sottrae, in tal modo, ogni capacità realmente conoscitiva alle scienze, che cessano di essere modello per eccellenza della conoscenza. In posizione di primato, rispetto ad esse, può pertanto tornare a collocarsi la filosofia, che ha ora per Croce il proprio punto di riferimento nella storia.
- 1900
- Filosofia - 1900