L'EDUCAZIONE ARISTOCRATICA E CAVALLERESCA. In seguito al crollo dell’Impero Romano e a invasioni, guerre e saccheggi da parte dei popoli germanici, le popolazioni iniziarono a ritirarsi dalle città alle campagne e a lavorare le terre che spesso appartenevano a ricchi proprietari. Questa pratica si formalizzò nel tempo nel sistema feudale, legittimato e rafforzato da Carlo Magno e dai suoi successori. Dapprima la divisione dell’Impero in marche e contee, affidate al potere amministrativo dei signori locali, in seguito il vassallaggio, consentirono l’emergere di un nuovo sistema politico e sociale e di una nuova aristocrazia. Le terre venivano concesse ai signori in usufrutto (beneficio), in cambio di fedeltà e aiuto militare, ma non erano ereditabili: dovevano essere restituite alla morte dei signori. Nel momento in cui ai feudatari venne concessa l’ereditarietà dei feudi, che potevano pertanto essere trasmessi al primogenito maschio, i figli cadetti dovettero necessariamente dedicarsi alle armi o alla carriera ecclesiastica.
EDUCAZIONE E VALORI CAVALLERESCHI: I CAVALIERI. In origine dunque i cavalieri sono anch’essi dei vassalli che ricevono terre in cambio di protezione all’Imperatore. La classe dei cavalieri sarà poi costituita essenzialmente da figli di nobili e aristocratici che, non potendo ereditare il partimonio di famiglia in base al diritto di maggiorasco, venivano fin da piccoli indirizzati alla carriera militare. Non si tratta di semplici soldati o combattenti quanto piuttosto di una classe sociale che incarna valori, virtù e ideali esemplari. I cavalieri rientraranno inoltre nella partizione delle classi a cui si fa riferimento rispetto alla società medievale, diventando un’élite chiusa a cui potranno accedere solo i nobili.
Se la Chiesa è la principale e assoluta detentrice di cultura e insegnamenti nel Medioevo, i cavalieri saranno i primi destinatari di un’educazione laica, che si compirà non più nei monasteri e nelle abbazie, ma avrà luogo nel castello e nelle corti feudali. Gli ecclesiastitici avranno essenzialmente cura di occuparsi delle anime dei cavalieri, ma non saranno i loro maestri, sebbene i valori promossi nell’educazione cavalleresca si attengano costantemente ai valori cristiani e la Chiesa ispirerà la loro condotta.
Gli insegnamenti ricevuti nelle corti riguardano sia gli esercizi indispensabili a cavalcare, combattere e giostrare sia un’educazione cortese, ispirata al servizio, alle buone maniere, alla gentilezza e ai codici d’onore impartita attraverso la partecipazione ai cerimoniali di corte.
Fin da bambino il futuro cavaliere verrà sottratto alle cure della famiglia e indirizzato presso un’ altra corte o castello. Qui rimarrà fino all’investitura. In un primo momento di questa formazione, il futuro cavaliere è un paggio, in seguito sarà scudiero. Il carattere della formazione è eminentemente pratico, basato sull’allenamento e sull’esercizio fisico ed è finalizzato ad acquisire abilità militari e ad interiorizzare quelle virtù proprie della classe di cui il giovane cavaliere farà parte.
L’investitura , che si celebra intorno ai vent’anni e conclude il percorso formativo, ha assunto nel tempo il carattere di un rito complesso, legato all’ aspetto religioso e sacralizzato, come testimoniato ad esempio dalla benedizione della spada. Durante tale cerimonia il cavaliere riceve le insegne della cavalleria e le armi.
L’ideale a cui i cavalieri sono formati abbraccia l’ideale cristiano di devozione, pietà, giustizia e difesa dei deboli, proposti come valori nobili a cui attenersi.
L’idealizzazione della donna e dell’amore e il valore del coraggio e dell’onore affiancano questi ideali, come testimoniato dai cicli cavallereschi e dalle “chansons de geste”.
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