L’EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA NEL MEDIOEVO. Nel Medioevo il matrimonio assunse una fondamentale funzione politica ed ebbe la caratteristica di essere a tutti gli effetti un contratto economico e sociale, stipulato per stabilire o rinsaldare l’alleanza tra diverse famiglie. Sia per quanto riguarda i ceti aristocratici che per quanto riguarda il popolo, il matrimonio era combinato dalle rispettive famiglie di origine e spesso i coniugi non si conoscevano fino al giorno delle nozze. Non si trattava dunque di una scelta individuale, basata sui sentimenti, quanto piuttosto di una scelta del capofamiglia che ribadiva in tal modo la sua autorità e consentiva di riaffermare l’ordine sociale e le gerarchie. Fino all’anno Mille il matrimonio consisteva in una “compravendita” della sposa, pratica esemplificativa di quale fosse la concezione della donna in questo periodo storico. La famiglia medievale rimane essenzialmente una famiglia patriarcale il cui l’uomo, il padre di famiglia, incarna il potere e lo esercita, stabilendo le regole a cui la moglie – che gli è subalterna – e i figli – che sono sottoposti alla sua autorità – devonono attenersi. L’ importanza della famiglia e della progenie è legata, da una parte alla trasmissione dell’eredità – soprattutto per quanto riguarda i ceti aristocratici – dall’altra alla trasmissione dei mestieri e all’aiuto effettivo che i figli potevano dare in quanto forza lavoro.
EDUCAZIONE NELLA FAMIGLIA MEDIEVALE: I FIGLI. Non dobbiamo dimenticare che nel Medioevo la mortalità in generale, e la mortalità infantile in particolare, era molto alta e non esisteva inoltre una vera e propria concezione dell’infanzia nella sua specificità.
Dopo essersi sposata, il primo dovere della donna è quello di generare figli.
La donna sterile poteva essere ripudiata. Nelle famiglie nobili il numero dei figli poteva essere elevato senza rappresentare un problema, mentre nei ceti più poveri il numero dei figli doveva essere conforme alla disponibilità di lavoro e di mezzi: una bocca in più da sfamare poteva equivalere alla miseria per tutti i membri della famiglia. Frequente era infatti nel Medioevo la pratica dell’abbandono, o perché la famiglia non poteva permettersi di allevare il bambino o la bambina, o perché il neonato era figlio illegittimo, o perché il piccolo era nato deforme o malato.
E’ la madre che si occupa dei bambini nei primi anni di vita, che invece, nelle famiglie più agiate, venivano affidati ad una balia. Ben presto i bambini dei ceti meno agiati iniziano a lavorare nei campi o a seguire il lavoro in bottega, per poter imparare una tecnica e un mestiere. I valori a cui vengono educati i figli sono i valori cristiani, primo fra tutti quello dell’obbedienza. Obbedienza che si esprime e si esercita in primo luogo nel rispetto dell’autorità paterna. Per le donne assume importanza vitale il valore della castità. Il popolo nel Medioevo rimane tendenzialmente analfabeta. Le sue conoscenze sono legate a credenze, riti e tradizioni e sono forgiate dalla dottrina cristiana. Il Medioevo è infatti l’epoca di predicatori quali San Francesco d’Assisi e San Domenico, per citarne alcuni, che riusciranno a trasmettere al popolo i valori e i principi cristiani mediante esempi e attraverso un linguaggio chiaro ed esplicito. Accanto alla parola anche l’immagine e i cicli pittorici saranno in grado di illustrare valori e virtù, usi e costumi. L’educazione nel Medioevo si avvale dunque di sistemi informali ed essenzialmente orali o iconografici per tracciare i modelli di comportamento nel popolo, diversamente da quanto avviene nelle famiglie agiate in cui l’educazione dei figli si plasma nei castelli o nei monasteri.
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