Hora fere septima apparet in caelo nubes inusitata et magna, quae a Vesuvio monte ascendit. Iam cinis incidit, calidus et densus, iam pumices etiam nigrique et fervidi lapides de caelo cadunt. Interim e Vesuvio latae flammae altaque incendia relucent. Multi Pompeiani ad oram fugiunt propter periculi magnitudinem et quia vitam suam servare optant: cervicalia capitibus imponuntur et linteis constringuntur, ut munimentum adversus incidentia. Flammae et odor sulphuris, praenuntius flammarum, alios in fugam vertunt: nam tremor terrae perseverat et timor apud plebem cunctosque praevalet quia crebris vastisque tremoribus tecta nutant. Magna civium caedes evenit: multa milia Pompeianorum exspirant, quoniam ob vapores mortiferos animae intercluduntur; tota urbs mutatur et contegitur alto cinere tamquam nives cecidisset.
Versione tradotta
Verso le 13 appare in cielo una nube insolita e grande, che ascende dal monte Vesuvio. Dunque cade cenere calda e densa, poi dal cielo cadono anche pomici e pietre nere e bollenti. Contemporaneamente dal Vesuvio luccicano ampie fiamme e alti incendi. Molti Pompeiani fuggono verso la spiaggia per la grandezza del pericolo e perché desiderano salvare la propria vita: i cuscini sono tenuti sopra le teste e sono stretti con le lenzuola, come protezione contro ciò che cade. Le fiamme e l'odore di zolfo, nunzio di fiamme, portano gli altri alla figa: infatti il tremore della terra continua e il timore presso il popolo e tutti prevale poiché per i forti e frequenti tremoti i tetti vacillano. Avviene una grande stage di cittadini: muoiono molte migliaia di Pompeiani, poiché a causa delle esalazioni mortifere le anime si bloccano; tutta la città si trasforma ed è coperta da alta cenere come se fosse caduta neve.
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