L’ Esistenzialismo in senso stretto è una corrente filosofica che si esprime nel periodo fra la I e II Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra. In senso più ampio può invece essere definito come una complessa atmosfera culturale e di pensiero che s’estende ai diversi settori artistici: cinema, teatro e letteratura.
La visione del mondo esistenzialista
Dal punto di vista specificamente filosofico l’Esistenzialismo è un insieme di tendenze originali e distinte, che presentano tuttavia una serie di aspetti comuni: l’uomo è visto come un essere in continua mutazione, non dotato di un’identità chiara, definita e data una volta per tutte ma soggetto che ha di fronte svariate opportunità tra cui scegliere, strade diverse in cui indirizzarsi, identità nuove da assumere di volta in volta. Ciò mette in gioco la sua autenticità, la libertà e la particolarità della sua esistenza. Ogni individuo è concepito e trattato come singolo e irripetibile, collocato in un tempo e un luogo precisi e con numerose capacità di scelta: e se questo gli dà forza, allo stesso tempo la finitezza spazio-temporale in cui vive lo limita e condiziona.
Per tale motivazione la vita dell’individuo si configura come costante legame tra il soggetto e l’ “Essere”, ovvero tra il singolo e la totalità e scopo ultimo della vita.
Questa impostazione si ripercuote a livello letterario in una serie di tematiche ricorrenti.
La crisi del Positivismo e la perdita della fiducia nella scienza e nella ragione come strumenti capaci di interpretare e dominare la realtà, implicano nella produzione novecentesca il ritorno del tema dell’ “io”: esso non è potente e moralmente superiore alla massa come l’ “io” romantico, ma si presenta legato in maniera precaria e sfuggente al mondo in cui vive.
Gli argomenti tipici delle opere esistenzialiste sono il senso di solitudine, di estraneità, di alienazione e angoscia e la consapevolezza dell’assurdità del mondo. Pensiamo per esempio all’angoscia in Kafka o al motivo della solitudine e dell’alienazione in Eliot; all’assurdità come condizione ineliminabile della vita in Camus e come causa di nausea e malessere in Sartre.
Per quanto riguarda la produzione letteraria italiana, ai temi sopra citati si possono aggiungere quello della “maschera”, una sorta di identità fittizia imposta dalla classe sociale d’appartenenza, dalle buone maniere e dall’etichetta, che rivela con drammaticità l’impossibilità di contatti sinceri e autentici tra gli esseri umani e denuncia l’ipocrisia che li caratterizza ( Pirandello); o ancora l’idea di una coscienza labile e sofferente, che cambia continuamente idea e si fa travolgere da dubbi, rimorsi e rimpianti ( Svevo); per non parlare infine dell’acuta sensazione di dolore e di male di vivere – che può spingere fino al suicidio.
Il contesto storico e culturale
A produrre i temi drammatici e di sofferenza della letteratura esistenzialista concorrono gli avvenimenti politico-militari che dominano il ‘900. Per la prima volta si assiste allo scoppio di due conflitti che non sono semplicemente sanguinosi ed estenuanti, ma hanno una portata davvero totale e mondiale: non v’è Paese che conti nella scena internazionale che non partecipa alla guerra o che non si trova ad appoggiare più o meno direttamente uno dei due schieramenti impegnati nel conflitto. E’ così che la guerra esce definitivamente dai confini militari e strategici per travolgere la vita quotidiana della gente, seminando povertà, distruzioni, paura e coprifuochi. Con il cataclisma della I e II Guerra Mondiale si diffonde un senso di sfiducia e angoscia nella società: crolla l’idea di una visione armonica e ordinata della realtà, che era sopravvissuta tra la gente sin dall’epoca illuminista, e si estende a macchia d’olio lo sconforto e la crisi. Di fronte allo scatenamento del male proprio soprattutto della II Guerra Mondiale e dell’odio razziale hitleriano, anche le tradizionali certezze, come quella religiosa, vengono meno: come si può infatti nutrire un ancora forte fiducia nella Chiesa dopo che essa poco o niente aveva fatto per fermare il genocidio degli ebrei? Con la crisi religiosa si diffonde anche una perdita di fiducia nella scienza, che non è piò vista come strumento infallibile e autorevole capace di dare risposta a qualunque interrogativo.
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