Letteratura durante il Regime Fascista
Tra il 1918 e il 1940 la cultura italiana vive un periodo difficile, almeno a partire dal 1925, a causa dell’affermarsi della dittatura fascista. Il regime di Mussolini limita la libertà di espressione degli scrittori, pur non bloccandola totalmente. Molti scrittori sono costretti all’esilio (Gobetti, Silone, Borghese) o addirittura al carcere (Gramsci), riviste e libri si trovano bloccati dalla censura, e la stessa figura prestigiosa di D’Annunzio vive, nei suoi ultimi anni, in una dimensione appartata ed emarginata, anche se ancora appoggiato dal regime.
La narrativa è il settore più colpito, Svevo non ha la fama che si è costruito Pirandello il quale ormai è totalmente impegnato con il teatro e perciò non scrive più dei romanzi.per quanto riguarda i romanzi si delineano quattro linee di sviluppo:
– La ripresa di alcuni elementi del Naturalismo, si cerca quasi di deformare la realtà in modo da opprimere i problemi.
– La prosecuzione del romanzo dannunziano
– La ripresa del romanzo storico, quasi di imitazione manzoniana
– Il romanzo chiamato realismo magico, dove si cerca di costruire narrative inverosimili
Ma le due grandi linee di sviluppo della letteratura fascista sono: “Strapaese” e “Stracittà“. Strapaese riceveva consensi da chi voleva un fascismo populista, antieuropeo e antiamericano, paesano e tradizionale,questa corrente si riunì attorno la rivista “Il Selvaggio” di Mino Maccari.Strapaese rilanciava le tradizioni e il folclore regionale, criticava gli abbattimenti nei vecchi borghi medievali delle città e satireggiava, attraverso vignette, il fascismo ufficiale e accademico.
Stracittà riceveva consensi da chi invece voleva un fascismo sperimentale, d’avanguardia, filoeuropeo, questi poeti si riunivano intorno al gruppo detto “Novecento”, di Massimo Bontempelli. Nel 1926 cominciò ad uscire la rivista “Novecento“, le prime quattro copie scritte in francese (“900.Chaiers d’ Italie et d’Europe, 900.Quaderno d’Italia ed Europa), la quale era in opposizione con il gruppo “primitivo e ruralista” Strapaese. Bontempelli rifiutava la tradizione, promuoveva la poetica “realismo magico”, e diceva che il novecento ebbe inizio con la I° guerra mondiale; nella sua poetica B. rifiuta la realtà vivendo in un senso magico accostandosi così al Pirandello. Gli uomini che facevano parte di questi due gruppi letterari si dichiaravano tutti fascisti, ma la loro continua guerra finiva molto spesso con la censura, e così involontariamente diventava una cultura in opposizione a quella ufficiale fascista, cosi Strapaese e Stracittà finirono per forgiare una generazione di oppositori al regime.
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