Testo originale
Sibi non cavere et aliis consilium dare stultum esse paucis ostendamus versibus. Oppressum ab aquila, fletus edentem
graves, leporem obiurgabat passer ‘Ubi pernicitas nota’ inquit ‘illa est? Quid ita cessarunt pedes?’ Dum loquitur,
ipsum accipiter necopinum rapit questuque vano clamitantem interficit. Lepus semianimus ‘Mortis en solacium: qui modo
securus nostra inridebas mala, simili querella fata deploras tua’.
Traduzione
Non badare a sé e dare consiglio ad altri, dimostriamo che è stolto con pochi versi. Un passero
rimproverava la lepre ghermita da un’aquila, e che mandava gravi lamenti, “Dove è quella famosa velocità ?, disse. Perché si
sono così bloccati i piedi?” Mentre parla, un avvoltoio lo prende sprovveduto e lo uccide mentre grida con vano lamento. La
lepre semiviva “Ecco il sollievo della morte: tu che poco fa sicuro deridevi i nostri mali, con simile lamento piangi i tuoi
fati”.
Versione tradotta
Non badare a sé e dare consiglio ad altri, dimostriamo che è stolto con pochi versi. Un passero
rimproverava la lepre ghermita da unaquila, e che mandava gravi lamenti, Dove è quella famosa velocità ?, disse. Perché si
sono così bloccati i piedi? Mentre parla, un avvoltoio lo prende sprovveduto e lo uccide mentre grida con vano lamento. La
lepre semiviva Ecco il sollievo della morte: tu che poco fa sicuro deridevi i nostri mali, con simile lamento piangi i tuoi
fati.�
- Letteratura Latina
- Le Fabulae di Fedro
- Fedro