Versione Tradotta dal Verrinae: Libro 1 Paragrafo 1
Quod erat
optandum maxime, iudices, et quod unum ad invidiam vestri ordinis infamiamque iudiciorum sedandam maxime pertinebat, id non
humano consilio, sed prope divinitus datum atque oblatum vobis summo rei publicae tempore videtur. Inveteravit enim iam opinio
perniciosa rei publicae, vobisque periculosa, quae non modo apud populum Romanum, sed etiam apud exteras nationes, omnium
sermone percrebruit: his iudiciis quae nunc sunt, pecuniosum hominem, quamvis sit nocens, neminem posse damnari. Nunc, in ipso
discrimine ordinis iudiciorumque vestrorum, cum sint parati qui contionibus et legibus hanc invidiam senatus inflammare
conentur, [reus] in iudicium adductus est [C. Verres], homo vita atque factis omnium iam opinione damnatus, pecuniae
magnitudine sua spe et praedicatione absolutus. Huic ego causae, iudices, cum summa voluntate et expectatione populi Romani,
actor accessi, non ut augerem invidiam ordinis, sed ut infamiae communi succurrerem. Adduxi enim hominem in quo reconciliare
existimationem iudiciorum amissam, redire in gratiam cum populo Romano, satis facere exteris nationibus, possetis;
depeculatorem aerari, vexatorem Asiae atque Pamphyliae, praedonem iuris urbani, labem atque perniciem provinciae Siciliae. De
quo si vos vere ac religiose iudicaveritis, auctoritas ea, quae in vobis remanere debet, haerebit; sin istius ingentes divitiae
iudiciorum religionem veritatemque perfregerint, ego hoc tam adsequar, ut iudicium potius rei publicae, quam aut reus
iudicibus, aut accusator reo, defuisse videatur.
L’occasione più fortemente desiderata, o giudici, la sola veramente adatta a sedare l’
antipatia verso la vostra classe e il discredito per l’istituto giudiziario, vi è data in un momento critico per lo Stato, non
da consiglio umano, ma quasi dal volere divino. Da lungo tempo ormai s’è diffusa, non solo tra noi, ma anche fra gli altri
popoli, l’opinione, esiziale per la repubblica e per voi rischiosa che, con l’attuale sistema giudiziario, un uomo ricco può,
per quanto colpevole, sottrarsi alla giustizia. Ora appunto, in un momento così delicato per la vostra classe e per il potere
giudiziario, mentre v’è gente pronta a tentare, con pubblici dibattimenti e proposte di legge, di suscitare quest’odio contro
il senato, si presenta dinanzi a voi come imputato Gaio Verre, uomo già condannato dalla pubblica opinione per la sua vita di
misfatti, ma che, stando alle sue speranze e affermazioni, è stato, grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari, già assolto. Io ho
abbracciato questa causa, o giudici, col pieno assenso e la viva aspettazione del popolo romano, non per accrescere l’ostilità
verso il vostro ordine, ma per porre un argine al generale discredito. Ho portato dinanzi a voi un uomo, che vi offre la
possibilità di ridare alla giustizia la perduta stima, di riconciliarvi col popolo romano, di dare soddisfazione ai popoli
stranieri; un uomo che è stato il grassatore del pubblico erario, l’oppressore dell’Asia Minore e della Panfilia, predone della
giustizia da lui amministrata come pretore urbano, peste e rovina della provincia siciliana. Se voi lo giudicherete con rigore
e secondo coscienza, resterà saldo quel prestigio che è vostro compito preservare; se invece le sue ingenti ricchezze
riusciranno a spuntarla sul rispetto della legge e sulla verità, raggiungerò almeno lo scopo di provare che ai giudici non è
mancato un accusato, né a questo un accusatore, ma è mancato piuttosto alla repubblica il suo tribunale.
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Versione tradotta
Loccasione più fortemente desiderata, o giudici, la sola veramente adatta a sedare l
antipatia verso la vostra classe e il discredito per listituto giudiziario, vi è data in un momento critico per lo Stato, non
da consiglio umano, ma quasi dal volere divino. Da lungo tempo ormai sè diffusa, non solo tra noi, ma anche fra gli altri
popoli, lopinione, esiziale per la repubblica e per voi rischiosa che, con lattuale sistema giudiziario, un uomo ricco può,
per quanto colpevole, sottrarsi alla giustizia. Ora appunto, in un momento così delicato per la vostra classe e per il potere
giudiziario, mentre vè gente pronta a tentare, con pubblici dibattimenti e proposte di legge, di suscitare questodio contro
il senato, si presenta dinanzi a voi come imputato Gaio Verre, uomo già condannato dalla pubblica opinione per la sua vita di
misfatti, ma che, stando alle sue speranze e affermazioni, è stato, grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari, già assolto. Io ho
abbracciato questa causa, o giudici, col pieno assenso e la viva aspettazione del popolo romano, non per accrescere lostilità
verso il vostro ordine, ma per porre un argine al generale discredito. Ho portato dinanzi a voi un uomo, che vi offre la
possibilità di ridare alla giustizia la perduta stima, di riconciliarvi col popolo romano, di dare soddisfazione ai popoli
stranieri; un uomo che è stato il grassatore del pubblico erario, loppressore dellAsia Minore e della Panfilia, predone della
giustizia da lui amministrata come pretore urbano, peste e rovina della provincia siciliana. Se voi lo giudicherete con rigore
e secondo coscienza, resterà saldo quel prestigio che è vostro compito preservare; se invece le sue ingenti ricchezze
riusciranno a spuntarla sul rispetto della legge e sulla verità, raggiungerò almeno lo scopo di provare che ai giudici non è
mancato un accusato, né a questo un accusatore, ma è mancato piuttosto alla repubblica il suo tribunale.
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