Erat iniqua condicio postulare, ut Caesar Arimino excederet atque in provinciam reverteretur, ipsum
et provincias et legiones alienas tenere; exercitum Caesaris velle dimitti, delectus habere; polliceri se in provineiam iturum
neque, ante quem diem iturus sit, definire, ut, si peracto consulatu Caesar profectus esset, nulla tamen mendacii religione
obstrictus videretur; tempus vero colloquio non dare neque accessurum polliceri magnam pacis desperationem afferebat. Itaque ab
Arimino M. Antonium cum cohortibus V Arretium mittit; ipse Arimini cum duabus subsistit ibique delectum habere instituit;
Pisaurum, Fanum, Anconam singulis cohortibua occupat.
Versione tradotta
Era proposta ingiusta esigere che Cesare si ritirasse da
Rimini e ritornasse nella sua provincia, mentre Pompeo conservava e le sue province e le legioni altrui; pretendere che venisse
congedato l'esercito di Cesare, quando Pompeo faceva le leve; promettere di partire per la sua provincia e non fissare la
data della partenza, così che, se anche, una volta terminato che fosse il proconsolato di Cesare, non fosse ancora partito, non
sarebbe tuttavia apparso vincolato da alcuno scrupolo di mentire; inoltre il non fissare una data per l'abboccamento e il
non promettere di incontrarlo facevano fortemente disperare dei propositi di pace. E così manda M. Antonio da Rimini ad Arezzo
con cinque legioni; egli con due legioni si ferma a Rimini e qui si dispone a fare leve; con una coorte per città si impossessa
di Pisa, Fano, Ancona.
- Letteratura Latina
- De Bello Civili di Giulio Cesare
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