His Caesar ita respondit: eo sibi minus dubitationis dari, quod eas res, quas legati Helvetii commemorassent, memoria teneret, atque eo gravius ferre, quo minus merito populi Romani accidissent. Qui si alicuius iniuriae sibi conscius fuisset, non fuisse difficile cavere; sed eo deceptum quod neque commissum a se intellegeret quare timeret, neque sine causa timendum putaret. Quod si veteris contumeliae oblivisci vellet, num etiam recentium iniuriarum, quod eo invito iter per provinciam per vim temptassent, quod Haeduos, quod Ambarros, quod Allobroges vexassent, memoriam deponere posse? Quod sua victoria tam insolenter gloriarentur quodque tam diu se impune iniurias tulisse admirarentur, eodem pertinere. Consuesse enim deos immortales, quo gravius homines ex commutatione rerum doleant, quos pro scelere eorum ulcisci velint, his secundiores interdum res et diuturniorem impunitatem concedere. Cum ea ita sint, tamen si obsides ab iis sibi dentur, uti ea quae polliceantur facturos intellegat, et si Haeduis de iniuriis quas ipsis sociisque eorum intulerint, item si Allobrogibus satisfaciant, sese cum iis pacem esse facturum.Divico respondit: ita Helvetios a maioribus suis institutos esse uti obsides accipere, non dare consuerint; eius rei populum Romanum esse testem. Hoc responso dato discessit.
Versione tradotta
A queste (parole) Cesare così rispose:
per questo gli era dato minor dubbio, perché quei fatti, che gli ambasciatori elvetici avevan ricordato, li sapeva a memoria e tanto più dolorosamente li tollerava, quanto meno erano accaduti per colpa del popolo romano. Se egli fosse stato cosciente di qualche oltraggio, non sarebbe stato difficile guardarsene; ma era stato sorpreso in questo, che capiva che da parte sua non era stato commesso nulla di cui temere, e non credeva si dovesse aver paura senza motivo. Che se volesse dimenticarsi dell’antica offesa, forse poteva togliere il ricordo anche dei recenti oltraggi, che, (pur essendo ) lui contrario avevano tentato il passaggio attraverso la provincia con la violenza, che avevano danneggiato gli Edui, che (avevano danneggiato) gli Ambarri, che (avevano danneggiato) gli Allobrogi? Che si gloriassero tanto insolentemente della loro vittoria e che si stupivano che lui tanto a lungo avesse sopportato gli oltraggi, arrivava allo stesso punto.
Infatti gli dei immortali erano soliti, perché più dolorosamente gli uomini si addolorino dei cambiamenti delle cose, che talvolta concedano situazioni più fortunate ed una più lunga impunità a coloro che vogliono vendicare per il loro misfatto. Stando così le cose, tuttavia se da parte loro gli vengano dati ostaggi, tanto da capire che essi faranno quanto promettono, e se diano soddisfazione agli Edui per le offese che hanno recato loro ed agli alleati, e se ugualmente (diano soddisfazione) agli Allobrogi, lui avrebbe fatto la pace con loro.
Divicone rispose: che gli Elvezi sono stati educati dai loro antenati tanto da esser abituati a ricevere ostaggi, non a darli; di tale tradizione il popolo romano era testimone.
Data questa risposta se ne andò.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cesare
- De Bello Gallico