Igitur verso civitatis statu nihil usquam prisci et integri moris: omnes exuta aequalitate iussa
principis aspectare, nulla in praesens formidine, dum Augustus aetate validus seque et domum in pacem sustentavit. postquam
provecta iam senectus aegro et corpore fatigabatur, aderatque finis et spes novae, pauci bona libertatis in cassum disserere,
plures bellum pavescere, alii cupere. pars multo maxima inminentis dominos variis rumoribus differebant: trucem Agrippam et
ignominia accensum non aetate neque rerum experientia tantae moli parem, Tiberium Neronem maturum annis, spectatum bello, set
vetere atque insita Claudiae familiae superbia, multaque indicia saevitiae, quamquam premantur, erumpere. hunc et prima ab
infantia eductum in domo regnatrice; congestos iuveni consulatus, triumphos; ne iis quidem annis, quibus Rhodi specie secessus
exul egerit, aliud quam iram et simulationem et secretas lubidines meditatum. accedere matrem muliebri inpotentia: serviendum
feminae duobusque insuper adulescentibus, qui rem publicam interim premant, quandoque distrahant.
Versione tradotta
A seguito dei profondi cambiamenti avvenuti nell'ordinamento dello
stato, non rimaneva
traccia alcuna dell'antico, incorrotto carattere
romano. Tutti, perduto il senso dell'eguaglianza, aspettavano
gli ordini
del principe, senza alcun timore al presente, cioè fino a che Augusto,
ancora nel pieno delle
forze, riusciva a sostenere il proprio ruolo, il
proprio casato e a garantire la pace. Ma quando, ormai tanto vecchio
e
provato nel fisico, si avvicinava per lui la fine e si profilavano nuove
speranze, erano pochi a
discorrere, invano, degli ideali della libertà; i
più paventavano la guerra, altri la desideravano, mentre la
stragrande
maggioranza denigrava con commenti d'ogni sorta i prossimi padroni:
Agrippa era - dicevano -
un violento, inasprito dall'umiliazione subìta, e
non appariva, né per età né per esperienza, all'altezza del
compito;
Tiberio Nerone invece, pur maturo e di provata capacità militare, aveva la
congenita e inveterata
alterigia della famiglia Claudia, e in lui
affioravano, pur rattenuti, numerosi indizi di crudeltà. Egli era
cresciuto, fin dalla prima infanzia, nella casa regnante; ancor giovane
l'avevano colmato di consolati e trionfi;
e anche negli anni passati a
Rodi in esilio, dietro la facciata di un ritiro, non aveva rimuginato
altro
che rancori, covando dissimulazione e segrete dissolutezze. In più
c'era la madre, con la sua incapacità,
tipicamente femminile, di
dominarsi: ci sarebbe dunque toccato di subire gli ordini di una donna e,
in
aggiunta, di due giovani, che rappresentavano, al momento, un peso
incombente sullo stato, ma erano destinati, prima
o poi, a dilaniarlo.
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