Hac oratione habita mirum in modum conversae sunt omnium mentes summaque alacritas et cupiditas belli gerendi iniecta est, princepsque decima legio per tribunos militum ei gratias egit, quod de se optimum iudicium fecisset, seque esse ad bellum gerendum paratissimam confirmavit. Deinde reliquae legiones cum tribunis militum et primorum ordinum centurionibus egerunt, uti per eos Caesari satis facerent; se neque umquam dubitasse neque timuisse neque de summa belli suum iudicium, sed imperatoris esse existimavisse. Eorum satisfactione accepta et itinere exquisito per Diviciacum, quod e Gallis ei maximam fidem habebat, ut milium amplius quinquaginta circuitu locis apertis exercitum duceret, de quarta vigilia, ut dixerat, profectus est. Septimo die, cum iter non intermitteret, ab exploratoribus certior factus est Ariovisti copias a nostris milia passuum quattuor et viginti abesse.
Versione tradotta
Tenuto questo discorso in modo straordinario tutti i cuori cambiarono e si inserì una grandissima ansia e volontà di far la guerra, e la decima legione per prima lo ringraziò
per mezzo dei tribuni militari, e poiché su di lei aveva dato un ottimo giudizio, confermò pure di essere prontissima per far la guerra.
Poi le altre legioni coi tribuni militari ed i centurioni dei primi ordini fecero in modo di scusarsi con Cesare per mezzo di loro; loro non avevano mai dubitato né temuto né pensato che sulla strategia di guerra valesse il loro giudizio, ma quello del generale. Accolta la loro scusa e scelto l’itinerario
per mezzo di Diviziaco, perché tra i Galli aveva in lui la massima fiducia, partì alla quarta veglia, come aveva detto, per condurre l’esercito in zone aperte con un giro più lungo di cinquanta miglia.
Al settimo giorno, non interrompendo la marcia, fu informato dagli esploratori che le truppe di Ariovisto distavano dalle nostre venti quattro mila passi.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cesare
- De Bello Gallico