Eodem die castra promovit et milibus passuum sex a Caesaris castris sub monte consedit. Postridie eius diei praeter castra Caesaris suas copias traduxit et milibus passuum duobus ultra eum castra fecit eo consilio uti frumento commeatuque, qui ex Sequanis et Haeduis supportaretur, Caesarem intercluderet. Ex eo die dies continuos quinque Caesar pro castris suas copias produxit et aciem instructam habuit, ut, si vellet Ariovistus proelio contendere, ei potestas non deesset. Ariovistus his omnibus diebus exercitum castris continuit, equestri proelio cotidie contendit. Genus hoc erat pugnae quo se Germani exercuerant: equitum milia erant sex, totidem numero pedites velocissimi ac fortissimi, quos ex omni copia singuli singulos suae salutis causa delegerant; cum his in proeliis versabantur, ad hos se equites recipiebant; hi, si quid erat durius, concurrebant; si qui graviore vulnere accepto equo deciderat, circumsistebant; si quo erat longius prodeundum aut celerius recipiendum, tanta erat horum exercitatione celeritas, ut iubis equorum sublevati cursum adaequarent.
Versione tradotta
Lo stesso giorno fece avanzare gli accampamenti e si stabilì sotto il monte a sei mila passi dagli accampamenti di Cesare.
Il giorno seguente a quello trasferì le sue truppe oltre gli accampamenti di Cesare e pose gli accampamenti più avanti di lui a duemila passi con il piano di bloccare Cesare dal frumento e rifornimento, che veniva portato dai Sequani e dagli Edui.
Da quel giorno per cinque giorni consecutivi Cesare fece uscire le sue truppe davanti agli accampamenti e tenne l’esercito schierato, perché, se Ariovisto volesse scontrarsi in battaglia, non gli mancasse la possibilità. Ariovisto in tutti quei giorni tenne l’esercito negli accampamenti, ogni giorno attaccò con scontro di cavalleria. Questo era il genere di battaglia in cui i Germani si erano esercitati: c’erano sei mila cavalieri, altrettanti di numero fanti velocissimi e fortissimi, che da tutta la truppa si sceglievano a vicenda per la propria incolumità; con essi si trovavano in scontri, i cavalieri si ritiravano tra questi; questi, se c’era qualcosa di troppo pericoloso, accorrevano; se uno, ricevuta una ferita piuttosto grave, era caduto da cavallo, lo attorniavano; se c’era da avanzare troppo lontano o ritirarsi troppo velocemente, era tale la loro velocità con l’esercizio, che sollevati dalle criniere dei cavalli ne eguagliavano la corsa.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cesare
- De Bello Gallico