De Bello Civili, Libro 1 - Par. 5 - Studentville

De Bello Civili, Libro 1 - Par. 5

His de causis

aguntur omnia raptim atque turbate. Nec docendi Caesaris propinquis eius spatium datur, nec tribunis plebis sui periculi

deprecandi neque etiam extremi iuris intercessione retinendi, quod L. Sulla reliquerat, facultas tribuitur, sed de sua salute

septimo die cogitare coguntur, quod illi turbulentissimi superioribus temporibus tribuni plebis octavo denique mense suarum

actionum respicere ac timere consuerant. Decurritur ad illud extremum atque ultimum senatus consultum, quo nisi paene in ipso

urbis incendio atque in desperatione omnium salutis latorum audacia numquam ante descensum est: dent operam consules,

praetores, tribuni plebis, quique pro consulibus sint ad urbem, ne quid res publica detrimenti capiat. Haec senatusconsulto

perscribuntur a.d. VII Id. Ian. Itaque V primis diebus, quibus haberi senatus potuit, qua ex die consulatum iniit Lentulus,

biduo excepto comitiali et de imperio Caesaris et de amplissimis viris, tribunis plebis, gravissime acerbissimeque decernitur.

Profugiunt statim ex urbe tribuni plebis seseque ad Caesarem conferunt. Is eo tempore erat Ravennae exspectabatque suis

lenissimis postulatis responsa, si qua hominum aequitate res ad otium deduci posset.

Versione tradotta

Per queste ragioni tutto viene fatto in fretta e nel disordine. Non si dà tempo ai congiunti di Cesare di informarlo, né ai

tribuni della plebe di dà la possibilità di sventare da sé il pericolo, né di conservare il supremo diritto di veto, che L.

Silla gli aveva lasciato; ma, dopo solo sette giorni, sono costretti a pensare sulla propria salvezza, la quale cosa quei molto

agitati tribuni della plebe dei tempi passati solo nell'ottavo mese erano soliti tenere in considerazione e temere delle

loro funzioni. Si ricorre a quell’estremo ed ultimo decreto del senato, al quale mai prima si ricorse se non per l’audacia dei

relatori nello stesso incendio della città e nella disperazione della salvezza di tutti: all’opera provvedano i consoli, i

pretori, i tribuni della plebe e i proconsoli che sono vicini alla città affinché lo Stato non subisca alcun danno. Ciò viene

registrato con decreto del senato il 7 gennaio. E così nei primi cinque giorni, in cui si poté tenere il senato, dal giorno in

cui Lentulo iniziò il suo consolato, tranne per i due giorni dedicati al comizio, si prendono gravissime e rigorosissime

decisioni sul potere di Cesare e su persone molto illustri, sui tribuni della plebe. Subito i tribuni della plebe fuggono da

Roma e si rifugiano presso Cesare. In quel periodo egli era a Ravenna e attendeva risposte alle sue estremamente concilianti

richieste, sperando che, per un senso di umana moderazione, il conflitto si potesse portare alla pace.

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