Proximo die instituto suo Caesar ex castris utrisque copias suas eduxit paulumque a maioribus castris progressus aciem instruxit hostibusque pugnandi potestatem fecit. Ubi ne tum quidem eos prodire intellexit, circiter meridiem exercitum in castra reduxit. Tum demum Ariovistus partem suarum copiarum, quae castra minora oppugnaret, misit. Acriter utrimque usque ad vesperum pugnatum est. Solis occasu suas copias Ariovistus multis et inlatis et acceptis vulneribus in castra reduxit. Cum ex captivis quaereret Caesar, quamobrem Ariovistus proelio non decertaret, hanc reperiebat causam, quod apud Germanos ea consuetudo esset, ut matres familiae eorum sortibus vaticinationibusque declararent, utrum proelium committi ex usu esset necne; eas ita dicere: non esse fas Germanos superare, si ante novam lunam proelio contendissent.
Versione tradotta
Il giorno seguente, secondo suo sistema, Cesare fece uscire le sue truppe da entrambi gli accampamenti e avanzatosi un poco dagli accampamenti maggiori schierò l’esercito e diede ai nemici la possibilità di combattere.
Quando capì neppure allora essi uscivano, a mezzogiorno circa, riportò l’esercito nell’accampamento.
Allora finalmente Ariovisto inviò parte delle sue truppe, che assediasse gli accampamenti minori. Si combatté aspramente da entrambe le parti fino a sera.
Al calar del sole Ariovisto, date e ricevute molte perdite, ricondusse le sue truppe negli accampamenti. Cesare interrogando i prigionieri, per quale motivo Ariovisto non si battesse in uno scontro, scopriva questa causa, che presso i Germani c’era questa tradizione, che le madri di famiglia dichiarassero con i loro sortilegi e profezie, se fosse di vantaggio che si attaccasse battaglia o no;
(che) esse così dicevano: non essere volontà divina che i Germani vincessero, se avessero attaccato con uno scontro prima delle luna nuova.
- Letteratura Latina
- Libro 1
- Cesare
- De Bello Gallico